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Una veduta del Red Sea Museum a Gedda

Courtesy of Red Sea Museum

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Una veduta del Red Sea Museum a Gedda

Courtesy of Red Sea Museum

Gedda inaugura il Red Sea Museum: storia, culture e biodiversità

Un nuovo polo culturale ha aperto il 7 dicembre nel cuore della città storica saudita, Patrimonio Unesco dal 2014

Alessandro Martini

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È stato inaugurato il 7 dicembre a Gedda il Red Sea Museum, nuovo centro culturale saudita dedicato alla storia, alle culture e alla biodiversità del Mar Rosso. Sorge nel cuore del sito Unesco di «Historic Jeddah», all’interno dell’edificio restaurato di Bab al-Bunt, edificato nel 1866 come luogo di commercio e di accoglienza. L’apertura segna una tappa importante nel progetto di riqualificazione della città storica e nelle ambizioni culturali dell’Arabia Saudita. 

Il museo espone oltre mille tra reperti e opere distribuiti in 23 gallerie tematiche. Il percorso espositivo include antichi strumenti di navigazione, porcellane asiatiche, manoscritti, opere contemporanee e materiali che raccontano l’intenso scambio culturale che, nei secoli, ha caratterizzato il Mar Rosso.

Nell’occasione è stata anche inaugurata la mostra, curata da Philippe Cardinal e intitolata «The Gate of Gates»: espone una selezione inedita di fotografie dell’artista saudita Moath Alofi (1984), dedicate all’anima storica di Bab al-Bunt. Per generazioni, questo edificio è stato la principale porta d’ingresso dal Mar Rosso per milioni di pellegrini musulmani provenienti da ogni parte del mondo, diretti alla Mecca per compiere l’Hajj. Un luogo di passaggio, incontri e movimento che ha segnato profondamente la storia della città. Alofi ha documentato Bab al-Bunt prima del suo restauro e della trasformazione in museo. Le sue immagini non si limitano a catturare le caratteristiche architettoniche dell’edificio ma intendono restituire la dimensione emotiva degli spazi abbandonati e degli oggetti ritrovati all’interno, testimonianze di un’epoca passata. Ne emerge un racconto visivo che intreccia memoria, spiritualità e storia urbana, rivelando la vitalità che ha animato Bab al-Bunt per secoli e rendendo la mostra un ponte tra la Gedda di ieri e quella che il nuovo Red Sea Museum si propone di raccontare al mondo.

Nel suo discorso, il ministro della Cultura e presidente della Museums Commission, il principe Badr bin Abdullah bin Farhan Al Saud, ha definito il nuovo museo «uno spazio che celebra la ricchezza naturale e culturale della regione» e un luogo pensato per favorire creatività, scambi e dialogo tra culture. Ha inoltre sottolineato il ruolo dell’iniziativa all’interno del più ampio percorso di rinascita di «Historic Jeddah», sostenuto dalla leadership saudita. Anche Ibrahim Alsanousi, ceo della Museums Commission, ha rimarcato che il museo rappresenta un tassello fondamentale nella costruzione di istituzioni culturali «di respiro internazionale», grazie a mostre, programmi educativi e attività di ricerca.

Il Red Sea Museum si inserisce infatti nel vasto programma di rigenerazione del quartiere storico di Gedda, avviato nel 2021 per preservare e valorizzare il patrimonio architettonico della città e renderla un centro culturale dinamico, in linea con gli obiettivi di Saudi Vision 2030. L’area, nota per le case in pietra corallina, le «rawasheen» in legno (balconi in legno finemente intagliati secondo tecniche e decori tradizionali, Ndr) e i caratteristici mercati, è stata dichiarata Patrimonio mondiale nel 2014 ed è oggi al centro di una strategia che punta a rilanciare turismo, economia creativa e identità culturale. Con il nuovo museo, Gedda aggiunge un tassello significativo alla propria offerta culturale, con un’istituzione che unisce tutela del patrimonio e innovazione, invitando il pubblico a riscoprire il Mar Rosso come crocevia storico di popoli e culture.

Una veduta del Red Sea Museum a Gedda. Courtesy of Red Sea Museum

Alessandro Martini, 09 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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