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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliNapoli. «Il progetto che l'artista Pedro Neves Marques (nato a Lisbona nel 1984) avrebbe realizzato dal 26 marzo al 30 aprile per la mostra “Autofiction” nella mia galleria ricalca la sua recente ricerca fondata su una visione delle tecnologie riproduttive: una struttura che sta cambiando velocemente; della riproduzione e degli organismi normativi tratta in molti dei suoi film: dei semi agricoli, del sesso delle piante, del rapporto tra macchine e mondo vegetale. Il progetto iniziato con “Becoming Male in the Middle Ages” lo ha portato a lavorare su un'autofiction, che immagina un possibile trapianto ovario e un futuro dove gli uomini potranno produrre ovuli; tematiche non lontane da ciò che è stato fatto in campo medico-scientifico, nella ricerca sulle terapie ormonali e i trapianti.
Immaginare questo futuro è la sua strategia per studiare le dinamiche di potere tra i generi, chi possiede realmente la riproduzione, la storia della scienza e il controllo dell’uomo sulla vita delle donne, la riduzione della donna a mero strumento riproduttivo e come tutti questi meccanismi siano in tensione con la recente normalizzazione della cultura gay, transgender e dei non binari stia cambiando la cultura e i ruoli di genere. Ha scelto di inserire se stesso e la sua vita nelle opere, mescolando finzione e realtà, verità e bugia; non è una biografia, ma nemmeno finzione. Ha scelto la poesia perché è allo stesso tempo il modo più diretto e l’ultima via per parlare, pensare e sentire queste problematiche.
La poesia è lo spazio di una rivelazione profetica, di arguzia e punti ciechi. È la pratica del dettaglio. Le tre installazioni da sei foto, una per ciascuna stanza della galleria, avrebbero composto l'esposizione, insieme a uno scatto del corpo dell'artista. Un'autofiction di diciotto componimenti poetici sintetizzano i temi di ricerca di Pedro Neves Marques, rompendo l'apparente ripetizione degli scatti. Lo smartphone e la mano dell'artista diventano la cornice narrativa delle poesie digitalizzate».
a cura di Olga Scotto di Vettimo
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