Guglielmo Gigliotti
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Günter Berghaus, tra i massimi studiosi del Futurismo a livello internazionale, interviene sul dibattito intorno alla mostra «Il tempo del Futurismo», voluta dall'ex ministro Gennaro Sangiuliano e curata da Gabriele Simongini, che si inaugurerà il 2 dicembre nella Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma.
Professor Berghaus, lei ha collaborato alla mostra «Futurism & Europe», curata da Fabio Benzi al Museo Kröller-Müller di Otterlo, nei Paesi Bassi. La mostra, pronta per essere trasferita al MaXXI di Roma, con il benestare dell’allora presidente del MaXXI Alessandro Giuli, fu bloccata dal ministro della Cultura Sangiuliano, perché secondo lui una mostra sul Futurismo italiano dovrebbe essere fatta dagli «italiani».
Mi dispiace che la mostra non sia stata trasferita al MaXXI, poiché è stata una delle migliori sul Futurismo che ho visto da molti anni, grazie all'esperienza di Benzi e al supporto altamente professionale del Kröller-Müller. Mostrava l'influenza del Futurismo in molti campi artistici e su vari movimenti appartenenti alle avanguardie storiche. Non ero a conoscenza del fatto che il trasferimento fosse stato annullato a causa dell'interferenza del Governo. Mi sembra che dietro questo stratagemma ci sia la stessa cricca politica che poche settimane fa ha pasticciato sulla rappresentanza italiana alla Buchmesse, la Fiera del libro di Francoforte, di cui il vostro Paese è ormai diventato un «ospite del disonore» (proprio nell'anno in cui è stato indicato come «Paese ospite», Ndr). Tutti i giornali, anche quelli conservatori, criticano l'esclusione da parte di Giorgia Meloni degli scrittori contrari al suo Governo di destra. Che non pochi studiosi italiani del Futurismo siano inclini all'estrema destra è cosa nota. All'inizio, però, non sembrava che la mostra della Gnam potesse subire interferenze da parte dei seguaci della presidente del Consiglio dei ministri.
Com’è stato coinvolto nella mostra dalla Gnam?
Nell'ottobre del 2023 sono stato invitato da Giancarlo Carpi a far parte del comitato scientifico e Alberto Dambruoso mi ha inviato un concept all’apparenza molto promettente: sembrava una mostra che avrebbe dovuto essere allestita in occasione del centenario del Futurismo nel 2009. Come tutti sappiamo, nel 2009 ci fu un disastro totale per il disfunzionale Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario del Manifesto futurista. Toccò al Museo Guggenheim il compito di presentare al mondo l'intero spettro dell'inventiva futurista nel corso dei suoi 35 anni di esistenza. La pianificazione per la mostra di New York iniziò nel 2009, quando divenne chiaro che in pochi anni tutti i prestiti importanti sarebbero tornati ai proprietari, e si sarebbe potuta assemblare una selezione adeguatamente curata e rappresentativa di opere d'arte importanti e influenti. La data era fissata per il 2014 e nel maggio 2011 abbiamo iniziato il nostro lavoro come Advisory Board. Il Guggenheim ha creato una bacheca di messaggistica interna e per mesi ci siamo impegnati in intensi dibattiti su che cosa includere e come esporlo. In questo forum virtuale, i 25 membri del Consiglio hanno discusso per mesi undici linee guida su come trasmettere il Futurismo al pubblico contemporaneo. Ciò che è stato finalmente presentato il 21 febbraio 2014 rifletteva i nostri dibattiti spesso accesi. La maggior parte di noi è volata a New York per presenziare all'inaugurazione e siamo rimasti molto soddisfatti del risultato dei nostri tre anni di lavoro.
È andata così anche con il gruppo di lavoro di Roma?
Assolutamente no. Il 20 ottobre 2023 ho suggerito a Gabriele Simongini, curatore della mostra, di istituire un simile forum online, dove tutti i membri del comitato potessero dare suggerimenti e commentare le sezioni chiave della mostra. Ma nulla del genere è mai stato istituito. Era previsto invece un incontro personale a Roma, ma per mesi non si riuscì a concordare una data. Ho quindi messo per iscritto la mia proposta per una sezione dedicata alle scenografie e ai costumi e ho suggerito cosa inserirvi. Il teatro è davvero la mia area di competenza, ma sono anche un grande esperto della dimensione globale del Futurismo. La mia domanda su come tutto questo impegno internazionale potesse essere incorporato nello spettacolo è rimasta senza risposta; allo stesso modo, i miei suggerimenti di opere da inserire in una sezione teatrale non hanno mai ricevuto risposta. Né il teatro né il Futurismo al di fuori dell'Italia avranno più che una rappresentazione simbolica nella mostra di dicembre.
I tagli sono avvenuti per ragioni di budget...
Il fatto che l'elenco iniziale degli oggetti da inserire nella mostra sia stato successivamente ridotto non mi ha sorpreso molto (dopotutto non si ottiene mai tutto quello che si vuole). Ma mi ha stupito la sostanziale riduzione della mostra, per la quale non è stata data alcuna spiegazione. A quel punto mi era diventato chiaro che il mio nome non sarebbe stato altro che una foglia di fico su un imbarazzante disastro che vedevo profilarsi all'orizzonte.
Le è stato chiesto di contribuire con un lungo saggio anche per il catalogo, vero?
Il 9 maggio 2024 mi è stato chiesto di scrivere la voce di catalogo sul teatro e la danza con una lunghezza di 30mila battute. Dato che scrivo sempre i miei saggi accademici in inglese, ho presentato alla Gnam una bozza finale in anticipo, il 9 luglio, per dare al museo tempo sufficiente per tradurla in italiano. Ma nelle settimane successive non ho ricevuto alcun commento sul mio testo, né alcuna informazione su chi lo avrebbe tradotto. Il 7 agosto mi arrivò una lettera di Treccani che mi chiedeva un saggio sulle serate futuriste, non superiore a 8 pagine (16mila battute, spazi compresi). Chiaramente nessuno aveva letto il mio saggio, precedentemente inviato. Non sapevano nemmeno che esistesse. Dissi a Treccani senza mezzi termini che non avrei risposto alla loro assurda richiesta di un nuovo saggio. Il loro compito era tradurre ciò che avevo scritto sull’argomento specificato (teatro e danza futurista), con la lunghezza richiesta (30mila battute), nella forma che avevo presentato nel luglio 2024.
Come è andata a finire?
Nel frattempo avevo prenotato volo e alloggio per l'inaugurazione del 30 ottobre, quando il 7 ottobre mi è stato comunicato che «la mostra aprirà il 2 dicembre, per celebrare l'ottantesimo anniversario della morte di Marinetti (2 dicembre 1944)». Ma questa non era più la mostra che progettavamo da un anno. Il nuovo elenco delle opere che mi è arrivato conteneva solo il cinquanta per cento di quanto era stato previsto per il 2023, e al posto dei capolavori futuristi il pubblico ora avrebbe visto automobili d’epoca, aeroplani, motociclette e apparecchiature a raggi X. Simongini si scusò profondamente e si rammaricò che tutto «è stato cambiato pochissimi giorni fa dal mnistro per celebrare Marinetti. Scusate!!».
Sembra che queste decisioni fondamentali non siano state prese dal comitato scientifico della mostra, successivamente peraltro rimosso.
Per quanto mi riguarda, non sono mai stato formalmente nominato membro di un comitato scientifico per le celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della morte di Filippo Tommaso Marinetti. L'invito di Carpi a collaborare a una mostra intitolata «Il tempo del Futurismo 1909-2024» è stato informale. I miei suggerimenti per la mostra non sono mai stati discussi né accettati. Il modo in cui è stato gestito il mio saggio per il catalogo è stato poco professionale. Solo insistendo nel parlare direttamente con il traduttore potevo assicurarmi che il mio testo non fosse distorto o frainteso. Ma ancora non ho visto alcuna bozza né ho ricevuto informazioni sulle immagini per illustrare il mio testo. E invece di un contratto mi è stata inviata un'offerta di un compenso che ammonta a meno del 15% dell'attuale prezzo di mercato per questo tipo di saggi di catalogo.
Verrà all’inaugurazione del 2 dicembre?
No. Terrò invece un discorso programmatico nel convegno «Les futuristes et le fascisme», in cui evidenzierò come una continuazione di quella fatidica alleanza possa essere osservata nell'Italia di oggi: basta guardare il padiglione italiano alla Fiera del libro di Francoforte e l'attuale mostra alla Gnam e capisci che il Futurismo serve a una leadership (neo)fascista per accrescere le proprie credenziali «moderniste» e promuovere la sua immagine nazionalista di sé, presentando il Futurismo come un dono di Dio al mondo dell'arte.
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