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A. Berti, Monumento funerario di Ugo Foscolo (particolare), 1939. Basilica, navata destra. Archivio dell'Opera di Santa Croce. Foto Arrigo Coppitz

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A. Berti, Monumento funerario di Ugo Foscolo (particolare), 1939. Basilica, navata destra. Archivio dell'Opera di Santa Croce. Foto Arrigo Coppitz

Firenze, conferenze sui Sepolcri

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Laura Lombardi

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Firenze. Tutti ricordiamo i versi di Foscolo dedicati «all’urne dei forti», ma il significato che quel pantheon di uomini illustri riveste poi nell’Ottocento nella coscienza civile toscana e nazionale è oggetto del ciclo di conferenze «I sepolcri di Santa Croce» promosso e organizzato dall’Opera di Santa Croce, tra ottobre e novembre, a cura di Carlo Sisi.

Gli incontri muovono dall’inquadramento storico di Alberto Mario Banti (1 ottobre), che delinea la Firenze risorgimentale e postunitaria, soffermandosi sull'episodio cruciale del collocamento della statua di Dante di fronte alla basilica (fino al 1968, era invece posta al centro della piazza, dove ispirò a De Chirico la rivelazione della pittura metafisica), per poi affrontare la questione delle arti con Carlo Sisi (8 ottobre), che esamina lo stile e dei significati dei monumenti funebri degli artisti sepolti nel pantheon.
Fulvio Conti (15 ottobre) si concentra invece sulle presenze scientifiche, a partire dall'«exemplum» di Galileo, mentre Quirino Principe (22 ottobre) ricostruisce l’ambito musicale.
Il ciclo si chiude con le memorie letterarie ricavabili dal sepoltuario, oggetto dell’intervento di Corrado Bologna (5 novembre) a partire dal monumento di Alfieri, opera di Canova.
Il supporto iconografico dei relatori è di Arrigo Coppitz cui l’Opera di Santa Croce ha commissionato una campagna fotografica ad hoc.

«Le conferenze, spiega Carlo Sisi, nascono dal nuovo indirizzo assunto dall’Opera di Santa Croce, teso ad approfondire i nessi culturali tra Firenze e la basilica, che si rispecchia anche nella nuova linea editoriale, affidata a Polistampa. L’intento è di rinverdire il significato della continuità della storia, tenendo conto dei tempi in cui viviamo, quelli di una cultura "a spot", che ha portato a smarrire la coscienza identitaria della città».
Che cosa rappresenta Santa Croce per Firenze?
La basilica è un archivio pietrificato di memorie, ma il senso di questo ciclo di conferenze non è quello di compiere un revival bensì di suscitare una presa di coscienza storica: e con ciò riflettere anche sull’obbrobrio compiuto negli anni Sessanta del Novecento rimuovendo i monumenti funebri che erano nel chiostro in nome di un purismo che colpì anche il chiostro della Santissima Annunziata e che doveva riguardare, ma non fu fatto, anche quello di Santo Spirito.
Come sarà il futuro di questa città?
Il destino di Firenze viene affidato a coloro che vengono da fuori, Firenze deve essere come la vogliono gli altri e finisce per divenire così un «non luogo». Chi la amministra annulla la sensibilità verso le istituzioni innervate nella città.
Si parla spesso di Firenze come troppo legata al suo glorioso passato e forse proprio per questo si cerca di svecchiarla con iniziative soi disant contemporanee. Ma è sempre stato così oppure oggi il problema risiede nel non capire quale visione di modernità e di attualità si va cercando?
Firenze ha avuto decenni di grande vivacità, tra gli anni Sessanta e gli Ottanta: basta leggere Un weekend postmoderno di Pier Vittorio Tondelli per rendersi conto di quali e quanti fermenti ci fossero, c’è da rimanere allibiti!.

G. Foggini, G.B. Foggini , V. Foggini, G. Ticciati, Monumento funerario di Galileo Galilei (particolare), 1677 (busto), 1734-1737 - Basilica, navata sinistra. Archivio dell'Opera di Santa Croce. Foto Arrigo Coppitz

A. Berti, Monumento funerario di Ugo Foscolo (particolare), 1939. Basilica, navata destra. Archivio dell'Opera di Santa Croce. Foto Arrigo Coppitz

Laura Lombardi, 29 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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