«Gênes brickbat» (2007) di Claire Fontaine. © Studio Claire Fontaine Courtesy di Air de Paris e Claire Fontaine, Parigi

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«Gênes brickbat» (2007) di Claire Fontaine. © Studio Claire Fontaine Courtesy di Air de Paris e Claire Fontaine, Parigi

Finanza creativa e metafisica barocca

Il collettivo Claire Fontaine e de Chirico a Palazzo Ducale

Nella città riconosciuta per un’identità strettamente legata al flusso economico sin dall’istituzione di uno dei primi istituti bancari al mondo, è allestita una personale di Claire Fontaine, curata da Anna Daneri e aperta dall’8 marzo al 5 maggio alla Loggia degli Abati di Palazzo Ducale.

Claire Fontaine è un collettivo artistico nato nel 2004 che ha dedicato una particolare attenzione all’analisi delle dinamiche del capitalismo e dell’economia. In mostra è presentata una selezione di opere che, tenendo come punto di riferimento il 1407, anno di nascita della Casa delle compere e dei banchi di San Giorgio, riflettono sulla frugalità e l’importanza del denaro per la storia dell’uomo.

Grazie al dialogo tra lavori pittorici, sculture e installazioni sono messe in evidenza delle frasi visive che si intrecciano lungo il percorso espositivo. Tra le opere esposte, i «Secret Money Paintings», opere realizzate con monete vere che offrono uno spunto per riflettere sul valore economico della pittura e sul mercato dell’arte, mentre nell’opera «Change» la moneta viene trasformata in un oggetto dai connotati artistici, perdendo dunque il valore monetario, ma acquisendone uno ancora più ambito: essa incarna un metodo per proteggersi da un sistema che esclude i più deboli.

L’avidità è invece incarnata nell’opera «Untitled (Money Trap)»: una cassaforte perforata permette l’intrusione di una mano a palmo aperto, ma ne ostacola l’uscita se chiusa. Un evidente rimando all’illusorietà dei sistemi di sicurezza e all’ingordigia di fronte a una quasi vittoria.

Il tempo circolare del Pictor Optimus 

In affascinante dissonanza, la stessa sede ospita dal 30 marzo al 7 luglio «Giorgio de Chirico. Il volto della Metafisica». Un punto fermo nella lettura critica della complessa esperienza artistica del «Pictor Optimus» può essere fissato attraverso l’identificazione in essa di un comune denominatore: quella presenza nella sua intera produzione di una «Metafisica continua» che, già riconosciuta da Maurizio Calvesi, è stata ora individuata, come criterio di interpretazione dell’opera di de Chirico da Victoria Noel-Johnson, curatrice della rassegna.

Organizzata da ViDi, in collaborazione con il Ducale e la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico (catalogo Skira), la mostra intende infatti evidenziare come nonostante i mutamenti di stile, tecnica e soggetti, l’originaria attitudine metafisica abbia mantenuto una fondamentale centralità nell’opera di de Chirico che, influenzato dalle correnti filosofiche del tardo ’800 (in particolare da Nietzsche), elaborò nei suoi enigmatici dipinti una concezione circolare del tempo.

La prima sezione è dedicata al tema del viaggio e del ritorno. La dimensione metafisica ritorna quindi declinata nei suoi paesaggi (dalle piazze d’Italia ai bagni misteriosi), nei dipinti di figura (manichini, personaggi mitologici, muse inquietanti e archeologi), negli interni (popolati da costruzioni architettoniche, quadri e altri oggetti incongruenti) e, infine, nelle opere focalizzate sul tema della natura, comprendenti le sue misteriose nature morte.

Chiude il cerchio una sezione sull’incontro tra metafisica e tradizione: l’ambito di ricerca nel quale il pittore ferrarese produsse le sue opere più note, dai ritratti influenzati dai modelli quattro-cinquecenteschi alle copie dei maestri del passato, sino ai suoi autoritratti in abiti del ’600, improntati allo stile di Rubens e Velázquez.
 

«Gênes brickbat» (2007) di Claire Fontaine. © Studio Claire Fontaine Courtesy di Air de Paris e Claire Fontaine, Parigi

Giulia Gelmini, Ottone Groppi, 08 marzo 2019 | © Riproduzione riservata

Finanza creativa e metafisica barocca | Giulia Gelmini, Ottone Groppi

Finanza creativa e metafisica barocca | Giulia Gelmini, Ottone Groppi