Bianca Cavuti
Leggi i suoi articoliLa storia e l’evoluzione della rete sono lo specchio della nostra epoca, delle sue aspirazioni e promesse, ma anche delle sue distorsioni. E proprio a queste si rivolge la ricerca dello statunitense Evan Roth (Lansing, 1978; vive e lavora a Berlino), a cui la Fondazione Modena Arti Visive dedica una mostra dal titolo «Evan Roth. Mondi distorti». Visitabile fino all’11 febbraio 2024, l’esposizione, la prima personale italiana dell’autore americano, è una sfida alla normale percezione delle tecnologie legate alla comunicazione.
«Come altri artisti della sua generazione cresciuti negli anni Novanta, spiega la curatrice Chiara Dall’Olio, Roth inizia a utilizzare la rete come piattaforma per la libera circolazione delle informazioni e la condivisione delle opere d’arte create in formato digitale, lavorando in particolare con sistemi open-source e riflettendo in maniera critica sull’applicazione al mondo web delle leggi relative alla proprietà intellettuale. A partire dallo scorso decennio, la coscienza su che cosa sia la rete cambia [...]. Internet non è più quello spazio utopico, immateriale, atemporale in cui scambiare liberamente contenuti, ma è diventato un luogo dove si esercita un potere accentrato e monetizzato [...]. Questa nuova consapevolezza porta Roth a interrogarsi su che cosa sia effettivamente la rete, come funzioni, che aspetto fisico abbia e come sia gestita».
Attraverso opere inedite e lavori più noti, l’artista ripercorre il passaggio dagli esordi sperimentali di internet alle sue derive attuali, rendendo visibili gli aspetti inosservati e le geografie nascoste, presentando, in fin dei conti, il bilancio di una disfatta. Come si legge sul sito del Free Art and Technology Lab, fondato nel 2007 da Roth e da James Powderly, «[...] abbiamo perso. Noi, che credevamo che internet potesse cambiare la società, che la tecnologia potesse prendere strade diverse dalla sorveglianza, dalla centralizzazione e dal consumismo. La battaglia è persa e il colosso dell’industria della sicurezza, del potere e del capitale non è riuscito a fermarsi. [...] Guardiamo in faccia la realtà, abbiamo perso, abbiamo tutti perso».
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