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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliAl Palais des Beaux-Arts gli anni dal 1945 al ’68, da Picasso a Mario Merz
Nell’agosto 1940 Pablo Picasso si trasferisce a Parigi nel suo atelier della rue des Grands-Augustins. Su di lui cominciano ben presto a pesare le minacce di estradizione verso la Spagna, dove il generale Franco reclama la sua testa. La Gestapo lo sorveglia da vicino. Gli viene vietato di esporre e di pubblicare. L’artista si chiude nel suo studio a lavorare. È in questi anni, tra il 1943-44, che realizza una delle sue sculture di bronzo più note, l’«Uomo con agnello». L’opera, che si situa sulla scia della tradizione iconografica del Buon Pastore e del santo patrono, che protegge dalle minacce esterne (in questo caso dagli agenti della Gestapo), apre la mostra «Arte in Europa 1945-1968. Facing the Future» che si svolge al Palais des Beaux-Arts-Bozar sino al 25 settembre. La mostra nasce dall’inedita collaborazione tra il Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e altre tre istituzioni internazionali, il Centro per l’arte e la tecnologia dei media-ZKM di Karlsruhe (Germania), il Centro espositivo-museale di Stato-Rosizo e il Museo Pushkin, entrambi a Mosca.
Vi sono riunite 180 opere realizzate tra il 1940 e il 1968 da artisti europei e dell’ex Unione Sovietica. Da una parte o dall’altra della «cortina di ferro», sia gli uni che gli altri vivono allo stesso tempo esperienze artistiche comparabili, dalla media art all’Action Painting passando per l’arte concettuale e la sound art. Tra gli altri, sono rappresentati Fernand Léger, Vladimir Tatlin, Gerhard Richter, Lucio Fontana e Francis Bacon. Bruxelles è dunque la prima tappa della mostra, che sarà allestita anche allo ZKM (dal 21 ottobre al 29 gennaio 2017) e quindi al Pushkin (dal 6 marzo al 28 maggio 2017). Se la prima sezione è segnata dalla guerra («Tête d’otage» di Jean Fautrier è del 1945), la seguente, sugli anni dell’immediato dopoguerra, è segnata dal tema del lutto e della memoria. Riappare l’iconografia cristiana nella forma della Pietà. Di Henry Moore è «Falling Warrior», del 1956, prestato dalla Tate Modern di Londra. Degli anni della Guerra Fredda sono opere come «Massacro in Corea» di Picasso. È esposta anche una selezione di disegni per il concorso del Monumento al Prigioniero Politico Ignoto del 1952. Una sezione è dedicata alle neoavanguardie, con il movimento Zero, nato in Germania nei primi anni Sessanta nell’ambito delle tendenze ottico-cinetiche. Nell’ultima sezione sulle utopie politiche del ’68 sono esposti lavori di Wolf Vostell, Marcel Broodthaers e Mario Merz. Si chiude con il Nouveau Réalisme francese e le «accumulazioni» di Arman.
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