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Alessandra Ruffino
Leggi i suoi articoliÈ con abilità di orchestrazione da sapiente musicologo che Enzo Restagno ha ricostruito e narrato per il Saggiatore l’ingarbugliata vicenda del monumento che nel 1959, a 40 anni dalla morte del poeta, avrebbe dovuto render omaggio a Guillaume Apollinaire (1880-1918), protagonista della Bohème parigina d’inizio secolo.
Per non guastare ai futuri lettori il gusto di scoprire i tanti risvolti del complicato caso de La testa scambiata (che, per la cronaca, era un bronzo di Picasso installato nei pressi di Saint-Germain-des-Prés che fu pure trafugato nel 1999) non entrerò nel dettaglio, limitandomi ad alcune osservazioni. Oltre a ricomporre come in un giallo la vicenda allusa nel titolo, il libro dà modo di riandare alla leggendaria Parigi di primo Novecento e di rileggere alcuni dati della biografia di Picasso e di Dora Maar (1907-97), fotografa, pittrice e attivista politica che oggi definiremmo «“radical chic”: bella, elegante, estrosa, abituata a muoversi con disinvoltura negli ambienti più sofisticati di Parigi».
Già amante di André Masson, dopo un primo spettacoloso incontro con Picasso ai Deux Magots nel 1936, Dora allacciò una relazione col maestro fino a metà anni ’40. Françoise Gilot, che le subentrò nelle grazie dell’artista spagnolo, potendo poi vantare il primato di esser stata l’unica donna a lasciare Picasso, ricordava così la prima impressione ricevuta dalla Maar: «Notai l’intensità dei suoi occhi verde-bronzo, la finezza delle sue mani con dita lunghe e affusolate, ma la cosa più notevole era in lei la straordinaria immobilità. Parlava poco, non faceva nessun gesto e nel suo portamento c’era una dignità che sfiorava la rigidezza». Dignità statuaria di una machine à souffrir che, una volta abbandonata, cadde in uno stato di pietosa prostrazione tra crisi mistiche, elettrochoc e una claustrazione volontaria. È con evidente empatia che l’autore guarda alla Maar, contribuendo a renderle la qualità d’arte (e di mito) che le spetta e cercando di strapparla all’abbraccio del Minotauro che la cannibalizzò in vita e seguitò a oscurarne la memoria poi. Non è infatti da molto che i meriti artistici della fotografa, senza passar in subordine al titolo di «donna di», hanno ritrovato il dovuto apprezzamento.
Anche e soprattutto a beneficio dei lettori, il libro di Restagno raccoglie il vecchio invito di de Chirico a «Vivere nel mondo come in un grande museo di stranezze»: storia dell’arte, passioni, follia d’amore, questioni di eredità milionarie s’intrecciano in un racconto dove affabulazione, rigore storico e una vasta cultura mai ostentata ma pervasiva sono sempre in misurato equilibrio.
La testa scambiata. Apollinaire fra Picasso e Dora Maar, di Enzo Restagno, 156 pp., il Saggiatore, Milano 2017, € 18,00

La copertina del volume

Dora Maar, Marionnette accrochée à une palissade, 1934. Collezione Jill Quasha, New York
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