«La scrittura del nostro tempo» (2017), di Domingo Milella. Foto: Domingo Milella

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«La scrittura del nostro tempo» (2017), di Domingo Milella. Foto: Domingo Milella

Domingo Milella: una mostra «segreta» a Bari

L’artista pugliese presenta, in una moderna caverna disposta su due livelli, un nuovo progetto e una nuova riflessione sulla fotografia

La mostra fotografica «Asperastra» di Domingo Milella (Bari, 1981), che prosegue fino al 30 settembre a Bari, è visitabile solo nelle ore serali chiamando al numero di telefono 335-6392181. Incuriositi da questa particolarità, abbiamo seguito le indicazioni per incontrare l’artista e approfondire la sua ricerca.

Milella, che a 18 anni si trasferisce in America dove studia fotografia alla School of Visual Arts di New York sotto la guida di Stephen Shore, oggi è più vicino  alla scuola di Düsseldorf, ed in particolare alla fotografia concettuale e formale di Thomas Struth, con il quale ha l’opportunità di studiare nel 2007 durante una residenza all’Atlantic Centre of The Art, nel nord della Florida.

«L’incontro con Struth è stato cercato da me. Io, ragazzino a New York, avevo bisogno di un contatto con l’Europa, e negli anni Novanta il cuore artistico della fotografia era la Germania». Milella ha cercato di seguire questa strada iniziando con il banco ottico un proprio linguaggio, una ricerca alternativa al grande caos del mondo digitale.

«Con questa invenzione è stata minata la cultura dell’immagine e della fotografia. Una storia di centocinquant’anni presa sotto da un treno che viaggia a 300 Km all’ora». Dopo un intenso periodo di mostre in importanti gallerie tra Londra, New York e Bari, Milella espone al Foam Museum di Amsterdam e al Festival di Arles; dopo importanti collaborazioni con «The New York Times» e la pubblicazione di una monografia con Gerhard Steidl, il grande editore tedesco, arriva per lui un momento in cui sente di doversi fermare, di trovare delle risposte.

«Sentivo il bisogno di tornare alle origini, di entrare con il mio ingombrante banco ottico negli spazi bui e angusti delle Caverne e occuparmi di immagini di 40mila anni fa. Per me era come fare controcultura rispetto alla nostra amata Chiara Ferragni, l’opposto del treno superveloce di cui parlavamo prima».

È da questa ricerca, durata circa sei anni, che prendono vita le opere che scopriamo oggi in «Asperastra». «Non ho scritto niente sulla mostra, dato che rimane e vorrei che rimanesse un progetto underground, non solo nel senso che la mostra è ai piani sotterranei, ma nel senso che lasciare la lettura aperta ad ogni immaginazione è importante».
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Un’idea un po’ fuori dal tempo, se pensiamo alla necessità che abbiamo di far sapere qualsiasi cosa facciamo durante la giornata attraverso i social. Ne nasce una mostra realizzata nel garage privato del padre Giampiero, ospite tra le sue sculture e le luci metalliche. Una moderna caverna disposta su due livelli, dove, a parte il primo scatto fotografico al piano -1 in cui si riconosce l’immagine di un bove preistorico, il resto è una magica esplosione di colori. Coglie di sorpresa il grande lavoro «Gemelli Blu» al piano -2.

L’artista, uscito dalle grotte, arriva all’estrema sintesi di colore forma e linea. «Le opere “Blu”, “Rosso Sangue” e “Uro” sono per me tutto, sono la luce e il niente. È come se fossi riuscito a spogliare le mie opere di tutto e a rivestirle; ho trovato i colori attraverso il buio della grotta».

Una foto scattata a un caro amico a Milano in via Bronzetti davanti a un muro pieno di graffiti è la chiave di svolta. I tag di un sedicenne che non va più a scuola e che disegna e i graffiti dell’uomo vissuto 30mila anni fa si incontrano in un grande arco temporale che va dalla preistoria al 2070. «Al centro della Caverna Elettrica si possono vedere dei prototipi del mio lavoro più recente, dalla Grotta alla pura Astrazione. Ho messo insieme delle Stelle e una costellazione di connessioni».

Asperastra è un gioco di parole intraducibile dove è possibile scoprire il grande amore di Domingo Milella per la fotografia. Come un guerriero, l’artista difende lo strumento e la pratica riuscendo ad arrivare a dipingere con gli occhi.

«La scrittura del nostro tempo» (2017), di Domingo Milella. Foto: Domingo Milella

«Tomba di Mida» (2011), di Domingo Milella. Foto: Domingo Milella

«Gemelli Blu» (2020), di Domingo Milella. Cortesia dell’Artista

Rischa Paterlini, 28 agosto 2023 | © Riproduzione riservata

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