«Persone che fuggono dalla Libia durante gli scontri tra i ribelli e le forze pro Gheddafi. Valico di frontiera di Ras Jdir, nei pressi di Ben Gardane. Tunisia», 2011, di Paolo Pellegrin. © Paolo Pellegrin-Magnum Photos

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«Persone che fuggono dalla Libia durante gli scontri tra i ribelli e le forze pro Gheddafi. Valico di frontiera di Ras Jdir, nei pressi di Ben Gardane. Tunisia», 2011, di Paolo Pellegrin. © Paolo Pellegrin-Magnum Photos

Difficili convivenze ai confini dell’umanità

Paolo Pellegrin per il festival di antropologia del contemporaneo

Il decennale di Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo che dal 2010 offre un importante punto di incontro e approfondimento su tematiche relative allo sviluppo delle società umane, si arricchisce della mostra «Paolo Pellegrin. Confini di umanità». La manifestazione che anima il centro storico cittadino dal 24 al 26 maggio ha come tema «Il mestiere di con-vivere: intrecciare vite, storie e destini».

Per il festival invitare importanti autori della fotografia mondiale a offrire il proprio punto di vista è una tradizione consolidata, ma il fatto che per quest’edizione la scelta sia ricaduta su Pellegrin è particolarmente significativo. Membro di Magnum Photos e vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui dieci World Press Photo Award, l’Eugene Smith Grant in Humanistic Photography e il Robert Capa Gold Medal Award, reduce dalla grande antologica al MaXXI, Paolo Pellegrin nel corso della sua carriera ha raccontato atteggiamenti più vicini a sfruttamento, odio e chiusura che alla convivenza.

Viaggiando per il mondo e lavorando in Paesi scossi da conflitti o instabilità, ha  documentato gli stravolgimenti del nostro tempo, conseguenza dell’abissale difficoltà dell’uomo d’instaurare meccanismi di interazione. Lo dimostra, per esempio, il clima di crescente razzismo negli Stati Uniti, raccontato da Pellegrin in un video che analizza le divisioni razziali che attraversano il Paese.

«Le foto di Paolo Pellegrin c’interrogano, non danno risposte, ma obbligano alla responsabilità di vedere, sottolinea Giulia Cogoli, direttrice del festival, come un antropologo sul campo, documenta ciò che l’umanità sta facendo a sé stessa, le emozioni che eventi drammatici producono, ponendo l’essere umano al centro della sua arte». «Paolo Pellegrin. Confini di umanità», curata da Annalisa D’Angelo, è visibile dal 24 maggio al 30 giugno nelle Sale Affrescate del Palazzo Comunale.
 

«Persone che fuggono dalla Libia durante gli scontri tra i ribelli e le forze pro Gheddafi. Valico di frontiera di Ras Jdir, nei pressi di Ben Gardane. Tunisia», 2011, di Paolo Pellegrin. © Paolo Pellegrin-Magnum Photos

Walter Guadagnini, 23 maggio 2019 | © Riproduzione riservata

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