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Carlo Avvisati
Leggi i suoi articoliPompei (Na). Hanno ritrovato la loro brillantezza le pitture del Grande Salone della Villa dei Misteri che, dal 20 marzo scorso, è tornata visitabile, anche se ancora parzialmente, dopo una pausa durata più di un anno. Per il recupero degli affreschi, i restauratori di Giancarlo Napoli, sotto il coordinamento di Stefano Vanacore, responsabile del Laboratorio di restauro della Soprintendenza archeologica speciale, hanno impiegato tre mesi di lavoro. Tredici mesi, invece, sono stati necessari per bloccare degrado e distacco dei mosaici dalle aree di calpestio e per stabilizzare, integrare e ripulire da smog e sporco la pellicola pittorica dell’intera domus: migliaia di metri quadrati di superficie decorata con tecniche che, come hanno accertato le analisi effettuate preventivamente sulle pareti, vanno dall’encausto all’utilizzo di colori ad acqua fino al costosissimo «blu egizio» ritrovato sulle pareti della «stanza egizia».
Le indagini hanno anche accertato che il «rosso cinabro» (solfuro di mercurio) utilizzato su alcune delle pareti è stato macchiato dal biossido di manganese che, contenuto nel terreno e solubilizzatosi per opera delle acque meteoriche, è penetrato nelle lesioni delle murature, annerendo il colore. Un processo di osmosi inversa applicato agli intonaci ha dunque consentito di recuperare, per una buona percentuale, il rosso originario. Specialmente per le pitture della grande megalografia detta dei «Misteri» che decora il salone di rappresentanza della villa: una vera e propria «Cappella Sistina» di duemila anni fa, come l’ha definita Salvatore Settis. Tanto più perché quella scena d’iniziazione ai misteri dionisaci, opera di maestri campani, contrariamente alla prassi che duemila anni fa vedeva i rituali religiosi svilupparsi davanti ai templi, in questo caso si sarebbe svolta all’interno di una casa perché l’iniziato, da un lato, avesse il privilegio di conoscerne il significato, dall’altro, non potesse renderlo pubblico. Le pitture, oltre a inglobare terriccio e radici dall’epoca dello scavo, dalle quali sono state ripulite, sono risultate anche affette da streptomicosi, ovvero aggredite da un batterio che prolifera in ambiente anaerobico e che si nutre, in questo caso, dei colori (tutti ottenuti con sostanze naturali) sino a ridurre in polvere le decorazioni. Proprio per questo motivo gli affreschi sono stati curati con amoxicillina, principio attivo di numerosi antibiotici. Quella che è stata portata a termine è la seconda fase del progetto di recupero della villa. La prima ha riguardato il recupero delle coperture (oltre 2.500 metri quadrati) e la sistemazione delle scarpate che attorniano l’edificio. Ci sarà ancora un’ulteriore tranche di lavori perché la domus è stata interessata dal crollo di una trave, il 9 settembre 2012, che sosteneva il tetto del peristilio e quell’area, adesso interdetta alle visite, dovrà essere recuperata in strutture e sicurezza.

Il Grande Salone della Villa dei Misteri a Pompei

Uno degli ambienti della villa durante il restauro
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