Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Giotto e scuola, «Crocifissione». © Archivio fotografico del Sacro Convento di S. Francesco in Assisi

Image

Giotto e scuola, «Crocifissione». © Archivio fotografico del Sacro Convento di S. Francesco in Assisi

Comitato ad hoc: sì o no?

Stefano Miliani

Leggi i suoi articoli

Nella Basilica inferiore di San Francesco frotte di visitatori cercano una pace che gli affreschi di primo Trecento in questo periodo non conoscono. Ha scosso la quiete Tomaso Montanari riferendo, il 19 febbraio su «la Repubblica», di un rapporto sui restauri «scioccante» in mano alla Direzione Belle arti e Paesaggio del Ministero, guidata da gennaio proprio dall’ex direttore regionale in Umbria Francesco Scoppola: per lo storico dell’arte nel transetto nord (destra) la Crocifissione di Giotto e scuola «ha ora una scalatura cromatica e un chiaroscuro completamente diversi da quelli noti»; i santi di Simone Martini risulterebbero «appiattiti e privi di dettagli nella decorazione»; nella Cappella di San Nicola «la Madonna nel trittico ha irreversibilmente perso il suo manto». Non finisce qui: nel transetto opposto una pulitura del paramento di pietra presso la Cappella affrescata da Pietro Lorenzetti avrebbe sortito un effetto «pizzeria». A voce conferma: «I frati hanno replicato solo con ingiurie».
Definendo le accuse inverosimili e stranamente tardive, il Sacro Convento ha risposto che sulla Crocifissione e i santi lavorò nel 1968 l’allora Istituto Centrale del Restauro e che l’intervento sulla Cappella di San Nicola è finito nel 2012. Però su internet, su Flickr, lo scatto di un turista svela ponteggi datati 25 maggio 2013. La replica è che non riguardavano affatto Giotto né le figure di Simone. Scoppola ha comunque sospeso il cantiere sul Lorenzetti allestito per «una semplice manutenzione» (cfr. n. 349, gen. ’15, p. 36), scrivendo dopo oltre un mese il contrordine: una volta smontati i ponteggi a inizio aprile per non intralciare l’afflusso pasquale di turisti, i frati francescani e il loro capo restauratore Sergio Fusetti potranno rimontarli quando vorranno purché condividano ogni azione in modo più collegiale e meno autonomo.

Confronto tra esperti

Sui restauri gli esperti interpellati da «Il Giornale dell’Arte» danno un responso pressoché unanime: Fusetti è affidabile e ben attrezzato, ma giudicheranno solo verificando con i propri occhi anche perché tutti ritengono «inattendibili» le fotografie pubblicate da «la Repubblica» sul «prima» e il «dopo». Invece i pareri divergono sull’altro tema sollevato da Montanari: per capitoli cruciali dell’arte occorre un comitato scientifico indipendente?
Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani, già commissario alla Basilica francescana nel dopo terremoto del 1997, è netto: «Per l’ordinaria manutenzione sono più che sufficienti la competenza del restauratore e il controllo della Soprintendenza. Se bisogna restaurare la Colonna Traiana o la Cappella Sistina è necessario un ombrello protettivo di consulenti autorevoli, ma se ci volesse per ogni intervento staremmo freschi».
Salvatore Settis, professore emerito alla Normale di Pisa, sostiene: «Ci vuole sempre una sorveglianza stretta e spetta alla Soprintendenza. Per opere di particolare importanza occorre una commissione e se il Ministero ha sospeso il cantiere vuol dire che un problema c’era».
Giorgio Bonsanti, teorico del restauro, opinionista di questa testata, curatore di un volume Panini sulla Basilica, dubita che «si possa distinguere tra opere di particolare rilievo o meno. Si crea una commissione per ogni opera? Chi la compone? Quanti storici dell’arte sanno cogliere tutti gli aspetti tecnici? La vedo difficile per ragioni pratiche. Le Soprintendenze hanno funzionato. Ciò premesso, i restauri vanno pubblicati scientificamente e, su questo, su Assisi sia l’Icr sia la Soprintendenza umbra hanno qualcosa da rimproverarsi. Né è stato pubblicato con criteri scientifici il lavoro sulla Cappella di San Nicola».
Gisella Capponi, direttore dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro, confermando l’intervento del 1968 osserva: «È la Soprintendenza che ha l’alta sorveglianza. Ritengo ridondante un comitato in quanto esautorerebbe gli organismi che hanno sempre svolto un lavoro egregio e possono avvalersi della nostra consulenza. Aggiungo che ci piacerebbe riprendere le operazioni di controllo nella Basilica interrotte nel 2006 per mancanza di fondi». Ma pubblicare i lavori non è indispensabile? «Non è sempre la cosa migliore perché una mappatura completa sarebbe troppo impegnativa: l’importante è che l’intera documentazione sia disponibile e che i dati vengano raccolti bene, mentre spesso sono lasciati al buon cuore».
Altra voce è quella di Cecilia Frosinini, della direzione dell’Opificio delle Pietre Dure: «Lo Stato deve rivendicare competenze superiori al singolo restauratore purché si creino gruppi competenti, non con studiosi ignari di tecniche di restauro e dati materiali. Ma li formiamo per un Giotto da prima pagina e non per il Maestro di Marradi? Lo Stato deve occuparsi solo dei casi eclatanti? Non è la caratteristica del territorio italiano».

Paolo Pastorello, presidente dell’associazione «Restauratori senza frontiere», ha lavorato nella chiesa superiore di Assisi e non disdegna l’idea di un comitato «per opere estremamente importanti, ma non per la manutenzione. Benché accada, il restauratore non può essere lasciato a se stesso. La Soprintendenza controlla e, se ad Assisi non l’avesse fatto, sarebbe grave». Lo snodo è che «la progettazione preliminare va realizzata anche con il restauratore dei beni culturali e l’opera affidata alle giuste professionalità». A pronunciarsi sui restauri nella chiesa inferiore è lo storico dell’arte Bruno Toscano: «Sono stato a lungo sulle impalcature nella Cappella di San Nicola e ho constatato un lavoro perfetto, molto sobrio, così come credo che su Simone Martini e Giotto abbiano ragione i frati». E il comitato scientifico? «Solo per casi eccezionali in cui si sono verificati danni imprevedibili, non come standard. Il Ministero ha già le Soprintendenze o l’Iscr». 

Simone Martini, «Santi», 2010: entrambe le opere sono nel transetto nord della Chiesa inferiore della Basilica di San Francesco. © Archivio fotografico del Sacro Convento di S. Francesco in Assisi; Foto di Marcello Fedeli

Giotto e scuola, «Crocifissione». © Archivio fotografico del Sacro Convento di S. Francesco in Assisi

Stefano Miliani, 30 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Il film di Roberto Dordit ispirato alla vita del soprintendente delle Marche che durante la Seconda guerra mondiale, aiutato da una piccola «armata Brancaleone», salvò migliaia di opere d'arte è anche un potente invito a riflettere su come, oggi, stiamo svalutando la forza del nostro Paese

I 255 miliardi di euro annui di ricavi si riducono a circa 98 miliardi, considerate tutte le «esternalità negative», scrive Cristina Nadotti nel suo libro inchiesta: «Contro l’overtourism serve un’azione politica che rimetta al centro le comunità ospitanti e non i turisti. E compensazioni per i territori sfruttati»

La Fondazione Opificio, ente della Fondazione Cr di Firenze che ha l’obiettivo di sostenere l’Opificio delle Pietre Dure nella valorizzazione delle sue competenze, organizza corsi di conservazione dei beni culturali rivolti a professionisti del settore che vogliano specializzarsi nella gestione dell’emergenza in caso di calamità

Nuova pavimentazione, nuovi lampioni e una nuova, contestata pensilina: i lavori, costati 7,5 milioni, scatenano discussioni e malumori

Comitato ad hoc: sì o no? | Stefano Miliani

Comitato ad hoc: sì o no? | Stefano Miliani