Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Teiera e piatto in maiolica fina decorata in tricromia Imari, Manifattura Felice Clerici, 1745-70

Image

Teiera e piatto in maiolica fina decorata in tricromia Imari, Manifattura Felice Clerici, 1745-70

Clerici, Rubati e Confalonieri regine delle maioliche milanesi

Raffaella Ausenda, una delle più conosciute studiose di ceramica del nostro Paese, ha recentemente messo per iscritto gli studi relativi alla produzione settecentesca nel capoluogo lombardo condotta dalle tre manifatture con un ricco apparato iconografico

Luca Melegati Strada

Leggi i suoi articoli

Raffaella Ausenda resta, e non in ambito solo italiano, una delle più conosciute studiose della ceramica del nostro Paese. Tra i titoli della sua lunga bibliografia ricorderò i volumi di Electa dedicati alle raccolte ceramiche delle Civiche Raccolte del Castello Sforzesco di Milano, che restano tra i migliori esempi di catalogo ragionato di una collezione degli ultimi decenni (è cosa dei primi anni del nostro secolo). Per quei volumi la Ausenda affiancava ai ruoli di autrice e di curatrice dell’opera quello di redattrice, e si era assunta il compito mai facile di revisionare il lavoro dei colleghi. 

Il risultato è una opera di raro equilibrio che resta, a distanza di oltre vent’anni, fondamentale e attuale. Ma essendo la grande specializzazione dell’autrice la maiolica milanese e lombarda, era lecito aspettarsi un lavoro che presentasse in modo organico i risultati di molti anni di studio: ed è questo volume dedicato alla maiolica a Milano nel Settecento, opera di facile lettura e ben strutturata. Così, a fianco dei risultati, probabilmente definitivi, della ricerca storico-artistica qui presentati, il saggio ha il fondamentale pregio di costituire un repertorio ineludibile per identificare correttamente le opere di ciascuna delle fornaci milanesi. La storia e le produzioni delle tre manifatture, Clerici, Rubati e Confalonieri, ci viene illustrata in modo piano e solo apparentemente semplice: su tutto giganteggia la figura del pittore Pasquale Rubati, personaggio molto caratteristico della Milano teresiana e giuseppina, la cui personalità esce da queste pagine definita e tutta a rilievo. 

Sorretto da un efficace apparato iconografico e documentario anche inedito, il lavoro si avvantaggia della approfondita conoscenza dell’autrice sia delle fonti archivistiche (milanesi e non) sia dei materiali in raccolte pubbliche e private (una, l’importante collezione denominata Mip, fornisce l’ossatura a una parte centrale della ricerca, l’analisi formale delle produzioni milanesi). A questa raccolta appartengono tra l’altro due tra le maioliche più affascinanti qui pubblicate, entrambe dei Clerici. La prima è un grande piatto decorato al centro con la figura di un tamburino moro a cavallo: di una qualità esecutiva davvero sostenuta, la figura riprende una delle incisioni contenute nel volume del 1670 celebrativo del carosello reale svoltosi nel 1662 nella Place Royale a Parigi (Ausenda ha rintracciato una copia del volume nella Raccolta Bertarelli di Milano). Ancora dalla raccolta Mip proviene un ovale, del 1769, che è uno straordinario documento di vita, decorato come è da una scena con sette lavoratrici, vestite come dame, al fuso. Secondo la studiosa, una rappresentazione della attività di filatura che Clerici affiancava alle fornaci ceramiche: e che verrà citata nelle carte di fabbrica come «Ovato realone rappresentante un lavorerio a Molino con dame» a un costo elevato, venti lire.

La maiolica a Milano nel Settecento
di Raffaella Ausenda, 416 pp., ill. col. e b/n, Polistampa, Firenze 2025, € 90

 

La copertina del volume

Luca Melegati Strada, 05 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

È scomparsa a Milano Angelica Cicogna Mozzoni, che dirigeva la sede milanese della casa d’aste austriaca. Aveva 62 anni

Clerici, Rubati e Confalonieri regine delle maioliche milanesi | Luca Melegati Strada

Clerici, Rubati e Confalonieri regine delle maioliche milanesi | Luca Melegati Strada