Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Roberto Coda Zabetta in un ritratto fotografico di Filippo Avandero

Image

Roberto Coda Zabetta in un ritratto fotografico di Filippo Avandero

Ciak! Si dipinge

Image

Redazione GDA

Leggi i suoi articoli

Dopo due anni sabbatici trascorsi a Londra senza mai impugnare il pennello ma visitando mostre e musei e frequentando gli artisti prediletti, Roberto Coda Zabetta (1975) torna a Milano e presenta da Mudima, dall’11 marzo all’8 aprile, venti grandi tele del ciclo inedito «Film# 00-56», commentate in catalogo (Allemandi) da Ilaria Bonacossa. Con questo ciclo di lavori l’autore inaugura una stagione nuova e abbandona la figurazione di segno espressionista, che lo ha reso noto, per tornare a una forma inedita e singolare di astrazione: «un’astrazione di segno concettuale, dice, sebbene in quelle tele ci sia sempre una figura, che lascio però scoprire all’osservatore». Dunque, una sorta di lavoro proiettivo, che trova un terreno fertile in matasse di segni ottenute tramite uno speciale procedimento con il quale, spiega Coda Zabetta, «tolgo l’eccesso di pigmento, lo smaterializzo, e del colore conservo in tal modo solo la “luce”. La mostra, continua, si articola per fotogrammi: ogni tela è per me un fermo immagine di un film non narrativo fatto di luce e colore, che racconta le riflessioni degli ultimi due anni sul fare pittura oggi. È come se tutte le cinquantasei tele che compongono la serie potessero essere viste e lette insieme, quasi a segnare un fluire della materia pittorica da una tela a quella successiva». Queste considerazioni rivelano, almeno in parte, perché l’artista abbia voluto intitolare «Film# 00-56» una mostra che è di sola pittura. La parola «film» è però portatrice di un’ambiguità semantica e l’altro segmento significante del titolo rinvia alla speciale natura, sottilissima e traslucida, della pellicola, e quindi per traslato ai successivi strati di colore, lievi come antiche velature, che l’artista sovrappone nei suoi lavori. «Ho lavorato per dieci anni al fianco di Aldo Mondino: ai suoi occhi era imprescindibile per un artista conoscere a fondo la storia dell’arte non meno che conoscere a perfezione i materiali. Oggi sento di avere acquisito una maggiore consapevolezza dei materiali, così da poter creare immagini mentali che ri-velano (cioè velano nuovamente, e in tal modo mostrano e nascondono al tempo stesso) quell’“invisibile” al quale l’immagine rinvia». Il recente soggiorno a Londra, così anomalo per lui («non ho cercato uno studio, come invece faccio sempre nei miei lunghi soggiorni all’estero, dove non voglio sentirmi turista ma abitante del luogo: l’ho fatto in Cina, in Giappone, in Indonesia, il Paese in cui sono stato più a lungo, ma non a Londra»), è scaturito da un bisogno profondo di «pulizia mentale», da cui è poi germogliato, dopo i due anni di «operosa inattività», un bisogno potente di lavorare di nuovo e tanto, sporcandosi le mani con il colore («mi considero un operaio della pittura», dice), che l’ha indotto a tornare a Milano e a cercare una casa e uno studio nuovi, in cui riprendere la sua ricerca. È nato così questo nuovo ciclo, che ha un inizio con una tela nerissima e si chiude con un’opera anch’essa cupa, inframmezzate però da dipinti colmi di una luce serica, diafana, fatta di una materia resa incorporea dall’artista, che nella sua ricerca della luce, invece di aggiungere il bianco nell’impasto come ha sempre fatto, ora invece sottrae la materia, con un processo che si può legittimamente definire «per via di levare». .



Roberto Coda Zabetta, FILM#08, 2014

Roberto Coda Zabetta, FILM#42, 2014

Roberto Coda Zabetta, FILM#26, 2014

Roberto Coda Zabetta in un ritratto fotografico di Filippo Avandero

Redazione GDA, 09 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

L’Associazione archeologi del Pubblico Impiego (Api-MiBact) ha inviato una nota al Ministero della Cultura e a quello della Funzione Pubblica, nonché ai membri delle Commissioni cultura di Camera e Senato, per esprimere il proprio dissenso per il bando per 75 posti nell’area dell’elevate professionalità (Ep), le cui domande di partecipazione vanno presentate entro il 26 giugno

Il premio Nobel e il direttore del Museo Egizio si sono incontrati per parlare di musei e romanzi: «Sono simili: sono i “luoghi” in cui avviene l’interpretazione del significato della nostra vita, nei quali riflettere su sé stessi»

Anche quest’anno Tag Art Night, la Notte delle Arti Contemporanee, propone un palinsesto di mostre diffuse sul territorio cittadino

Rimodulate le competenze e modificato la struttura organizzativa: dal Segretariato generale al modello dipartimentale

Ciak! Si dipinge | Redazione GDA

Ciak! Si dipinge | Redazione GDA