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Chef d’œuvre: in cucina sono artisti

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Arianna Antoniutti

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L’avventuroso viaggio di una mozzarella, che attraversa l’Italia in una carrozza nera, apre il volume Mozzarella in carrozza. Ricette d’artista, a cura di Silvia Macchetto che l’11 maggio sarà presentato a Venezia in occasione della Biennale.


Prendendo in prestito da una celebre opera di Gino De Dominicis non solo il titolo, ma lo stesso spirito sottilmente ironico, l’autrice ha interpellato trentotto artisti, chiedendo a ciascuno di essi una ricetta culinaria. Ognuno, secondo il proprio estro e gusto, si è messo ai fornelli, chi eseguendo il piatto prescelto con puntuale e corretta misura, come Nunzio con la pasta alla bottarga, o Ettore Favini con la mostarda di Cremona, chi invece ha preferito imbandire la tavola con surreali, e sicuramente non commestibili, pietanze d’artista.


LIB_Mozzarella-in-Carrozza_Ricette_d_ArtÈ un libro (contenente testi della curatrice, di Silvia Evangelisti, Anna Musini e Francesco Tramontano e in vendita a 20 euro) che si gusta e si annusa questo, coi suoi odori invitanti come quelli del gattò di patate di Emilio Isgrò, o molesti, come quello della «Zuppa di Cuoio» di Enzo Cucchi, a base di tomaie di vecchie scarpe. C’è chi rivela, in questi piatti-autoritratti, un rapporto quasi ascetico con il cibo, vedi le stelline in brodo di Marisa Merz, minimali anche nell’esecuzione («Far bollire l’acqua 5 minuti/Nel piatto/Mangiare»), o la non ricetta di Massimo Bartolini, che si sottrae al banchetto riportando un passo del racconto Un artista del digiuno di Kafka.


Al tono divertito non si sottraggono neppure le scelte grafiche del volume. Le ricette sono difatti accompagnate da opere dei medesimi artisti o da foto, come lo «scatto estemporaneo al soggetto vivo» che illustra la gallina, non ancora lessa, di Stefano Arienti. Oppure, ancora, sonetti di Shakespeare cadenzano, mentre l’aglio imbiondisce, le fasi di esecuzione degli spaghetti aglio e olio di Francesco Arena. Ai piatti della cucina italiana si alternano poi sapori internazionali, come la salmagundi di Giovanni Ozzola o il gelato aromatizzato all’halva di Pistoletto. Il sontuoso menù in arancione di Vedovamazzei chiude il pantagruelico libro, la cui lettura, come il buon cibo, lascia un senso di piacevole sazietà, del corpo e dello spirito.

Arianna Antoniutti, 16 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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