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Centro Pecci di Prato: il futuro permanente

Dopo anni di lavori il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato è riaperto da ottobre 2016. Non soltanto museo, ma «Centro per l’Arte Contemporanea», fulcro di attività culturali diverse, dal cinema d’artista alle arti figurative, dal teatro agli esperimenti musicali, alla fotografia. Le oltre mille opere della collezione permanente (tra i 300 artisti: Cucchi, Anish Kapoor, Warhol, Pistoletto, Munari, Fontana, Sol LeWitt, Julian Schnabel, De Dominicis, Jan Fabre ecc.) soprattutto Arte povera e Transavanguardia, vengono esposte a rotazione e, senza una netta distinzione di spazi, insieme con le mostre nei 10mila metri quadrati dell’edificio. Fino al 28 gennaio 2018 il Centro presenta una parte della collezione, 80 opere riunite sotto il titolo «Dalla caverna alla luna». Per ora, soltanto metà della parte nuova è aperta. 


Visitatori: circa 75mila nei primi sei mesi di apertura
Visita: 4 maggio 2017




Voto medio 8



La sede: 10 Il vecchio edificio dell’architetto Italo Gamberini, aperto nel 1988, è ora avvolto dalla nuova struttura a semicerchio progettata dall’olandese Maurice Nio che ha raddoppiato gli spazi di questo centro polifunzionale con teatro-auditorium, biblioteca, archivi. Enormi gli spazi continui a disposizione nella parte nuova, senza più sale separate. Nella nuova grande galleria dorata di Nio, detta «l’astronave», i lavori proseguono: è in allestimento la metà destra della struttura.


L’accesso: 7 Nell’amplissimo salone d’ingresso si trovano biglietteria e guardaroba con armadietti a chiave e appendiabiti. Biglietto intero 10 euro. Aperto martedì e mercoledì 12-20; da giovedì a domenica 12-24. Chiuso lunedì. Vari dépliant sull’esposizione in corso e l’attività del Centro. No audioguide e ancora niente Wi-Fi e app per la visita. Pulizia impeccabile come la manutenzione. Comodi spazi per sedersi. Ottima accessibilità per i disabili motori: l’ampia porta elettrica girevole può essere rallentata per facilitare l’ingresso. Sito internet chiaro e aggiornato. Info 0574.5317.


La visibilità: 8 Spazi immensi, adatti anche a grandi installazioni. La prima sala dominata da un’enorme tela olio-gesso di Julian Schnabel e dal labirintico «Transcorredor» (2016) di Henrique Oliveira. Niente cartelli esplicativi né monitor multimediali. Musiche e rumori lungo il percorso che va dalla parte nuova a quella meno recente senza soluzione di continuità.


L’illuminazione: 10 Gli impianti dell’illuminazione fanno parte della struttura tecnica del nuovo edificio. Poche grandi finestre basse usate anche come comodi sedili. Lungo i binari che percorrono i soffitti si accendono fari e oggetti luminosi variabili che creano una varietà di atmosfere suggestive.


Custodi e sicurezza: 6 I custodi: numerosi, in divisa, attivi in ogni parte del Centro. Grave l’assenza di ogni controllo all’ingresso, dove lo spazio non manca. Videosorveglianza ovunque.


La toilette: 8 Numerose, attrezzate, pulite, al piano terra e al primo piano, anche per disabili. Purtroppo mancano i fasciatoi.


Il bookshop: 9 Posto alle spalle della biglietteria, il bookshop ha una collezione abbastanza vasta di libri sul contemporaneo. Catalogo della collezione in mostra, bilingue, 18 euro. Gadget di qualità: vetri di Alvar Aalto (vassoio 80 euro), clessidre di Bitossi 12-37 euro, vassoi design di Gaetano Pesce 48,80. No cartoline. Ricca scelta di libri per bambini, molti di Bruno Munari.


L’ascensore: 10 All’ingresso, utilizzabile da tutti. 


La caffetteria: 4 È aperto un lussuoso ristorante al piano terra che non funziona come bar. Orari 12,30-14,30 e 19,30-22. Primi piatti 16-18 euro, pesce del giorno 28, costata per 2 persone, 60 euro. Il bar è in programma ma per ora non c’è. La sua assenza è aggravata dalla mancanza di una semplice distributrice automatica di bevande e snack. Bar e tavole calde abbastanza vicini.

Tina Lepri, 10 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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