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Carl Schuch, «Il cesto di rododendri», 1885-86, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Neue Meister

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Carl Schuch, «Il cesto di rododendri», 1885-86, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Neue Meister

Carl Schuch, il pittore «più sconosciuto» di fine Ottocento

Allo Städel Museum di Francoforte sono riunite 122 opere che collocano l’artista austriaco tra i maestri dell’Impressionismo e del Realismo francese  

Arriva allo Städel Museum di Francoforte il pittore «più sconosciuto» della fine del XIX secolo. Dal 24 settembre al primo febbraio 2026, la mostra «Carl Schuch e la Francia» dedica finalmente attenzione al pittore austriaco, collocandolo tra i maestri dell’Impressionismo e del Realismo francese. Ignorato per tutta la vita, il suo lavoro suscitò grande interesse da parte di critici, musei e collezionisti subito dopo la sua morte, per poi cadere nuovamente nell’oblio.

Nato nel 1846 a Vienna in una famiglia benestante, non era costretto a guadagnarsi da vivere con la sua arte, di conseguenza, tutti i dipinti realizzati durante i suoi anni a Venezia e a Parigi erano probabilmente noti solo alla sua cerchia ristretta di conoscenti, così raccontano i curatori della mostra, Alexander Eiling, Juliane Betz, Neela Struck e Roland Dorn (autore del catalogo). 

Schuch manteneva una distanza di principio da tutti gli stili di gruppo, poiché questi livellavano l’individualità del singolo, ma studiò con grande attenzione il lavoro dei suoi contemporanei. Oltre ai colleghi tedeschi, come Wilhelm Trübner e Wilhelm Leibl, mostrava un vivo interesse per gli artisti francesi. Dipingendo prevalentemente paesaggi durante l’estate e nature morte durante l’inverno, s’interessava alle leggi dei colori, alle gradazioni e armonie, ai contrasti e alle miscele, alle loro trasformazioni se toccati dalla luce o dall’ombra. «Schuch era un “logico del colore”, dichiarano i curatori. Il suo obiettivo era quello di cogliere le interazioni tra i colori nel loro potenziale espressivo e di individuare i mezzi adeguati per ottenere determinati effetti cromatici. Attraverso le relazioni cromatiche all’interno dell’immagine, cercava di creare un’impressione d’insieme armoniosa e, in ultima analisi, di trovare un equivalente figurativo, un’espressione artistica della sua percezione della natura. Schuch si confrontava in modo molto personale con i suoi compagni di viaggio e contemporanei. Lui stesso non può essere attribuito a nessuna corrente artistica. I suoi dipinti, che combinano una pittura ricca di sfumature e un’applicazione libera del colore, non possono essere classificati in modo del tutto coerente nell’arte tedesca del XIX secolo, né possono essere ricondotti all’Impressionismo. È proprio questa individualità che rende particolarmente interessante dedicarsi approfonditamente all’artista e alla sua opera e indagare il suo legame con l’arte francese della seconda metà del XIX secolo».

Tuttora rimane inclassificabile e questo ostacola ancora oggi la sua notorietà a livello internazionale. La mostra presenta 122 opere, di cui 73 di Carl Schuch, con un focus particolare sul periodo trascorso a Parigi, ma includendo anche altri nuclei fondamentali per comprendere l’evoluzione della sua ricerca artistica. Le sue opere sono messe in dialogo con 49 lavori di maestri francesi quali Jules Bastien-Lepage, François Bonvin, Paul Cezanne, Jean-Baptiste Siméon Chardin, Camille Corot, Gustave Courbet, Charles-François Daubigny, Eugène Delacroix, Henri Fantin-Latour, Édouard Manet, Jean-François Millet, Claude Monet, Adolphe Monticelli, Théodule Ribot, Théodore Rousseau e Antoine Vollon

Carl Schuch, «Case parigine», 1871-72, Vienna, Belvedere

Chiara Caterina Ortelli, 17 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

Carl Schuch, il pittore «più sconosciuto» di fine Ottocento | Chiara Caterina Ortelli

Carl Schuch, il pittore «più sconosciuto» di fine Ottocento | Chiara Caterina Ortelli