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Raffaella Giuliani
Leggi i suoi articoliIl 9 dicembre scorso, alla presenza del sindaco di Carini, professor Giuseppe Monteleone, e di autorità civili e religiose, è stato finalmente inaugurato il moderno padiglione espositivo, racchiuso nell’ex Convento di San Rocco a Carini, destinato a ospitare un eccezionale pavimento musivo del IV secolo, ritrovato nelle campagne del comune siciliano, strettamente confrontabile, per cronologia, schemi compositivi e motivi decorativi, ai pavimenti della Villa del Casale a Piazza Armerina.
Il manufatto venne alla luce nel 1873 nell’insediamento tardoromano di San Nicola di Carini, da identificarsi con la «statio» di Hykkara sulla via Valeria, nella proprietà Ferranti. Dopo il suo fortuito ritrovamento, lo splendido mosaico, in seguito acquistato da Giuseppe De Spuches, principe di Galati, visse delle vicende alquanto movimentate. Il De Spuches collocò il mosaico in una sala del Palazzo Galati a Palermo, ove, per oltre un secolo, fu ammirato da viaggiatori e studiosi. Nel 1975, Antonino De Spuches mise in vendita il palazzo, e l’ala ove era il mosaico fu acquistata dal pittore Renato Guttuso. Nella compravendita, però, il mosaico venne rimosso e trasferito in un magazzino del palazzo. Successivamente la Soprintendenza appose sul prezioso reperto un vincolo di tutela, che non impedì ai proprietari, nel 1981, di procedere a un’incauta vendita dell’antico pavimento, che doveva destinarlo a un complesso alberghiero di Sciacca. Fortunatamente la Soprintendenza palermitana bloccò l’operazione e avviò le procedure per l’acquisizione definitiva del manufatto al demanio della Regione Sicilia. Questa, nel 2004, ne finanziò il restauro, al termine del quale, nel 2007, il mosaico venne sistemato nell’Oratorio di S. Filippo Neri, annesso alla Chiesa di S. Ignazio all’Olivella a Palermo. Successivamente, da parte del Comune di Carini fu avviato, in dialogo con la Soprintendenza di Palermo, un articolato progetto finalizzato a riportare il mosaico De Spuches/Galati nel suo territorio di origine. A tale scopo, fu individuato, tra i beni architettonici e monumentali più idonei del comune siciliano ad accogliere l’opera, il chiostro dell’ex Convento di San Rocco, nel quale fu realizzato un padiglione espositivo, non direttamente impattante sulle strutture del chiostro seicentesco e accessibile mediante una rampa. Il mosaico giunse nel padiglione in 36 casse, contenenti 71 porzioni musive, oltre a 13 spezzoni di vario formato, che furono accuratamente riposizionati nell’allestimento che si spera definitivo. Il tappeto musivo che oggi si ammira a Carini è sostanzialmente rettangolare, ma in origine prevedeva anche una porzione absidata, di cui oggi rimane solo un piccolo lacerto.
Carini (Pa), Chiostro ex Convento di S. Rocco, il padiglione espositivo del mosaico (da Filingeri-Randazzo)
Alcuni particolari del mosaico (da Filingeri - Randazzo)
Lo schema compositivo del mosaico, di considerevoli dimensioni (m 12,96 x 10,96), è dato da una partitura rigidamente geometrica, con una notevole gamma di colori, ottenuti sia da pietra locale sia da paste vitree. I nove riquadri ottagonali, costituiti da due quadrati che si intersecano, formano delle stelle a otto punte, che racchiudono fiori stilizzati, ghirlande con al centro fiori di loto, corone con croci stilizzate. Negli interspazi tra i riquadri, si dispongono, a interrompere il tessuto geometrico, graziosi pannelli con raffigurazioni di volatili disposti araldicamente ai lati di coppe metalliche, da cui si sviluppano rigogliosi tralci vegetali. La fascia che un tempo separava il settore rettangolare dall’abside è decorata da pavoni affrontati ai lati di un «kantharos» dorato, da cui si dipartono girali d’acanto. Anche se a tutt’oggi non è stato possibile individuare con certezza il sito di provenienza del mosaico, non vi sono dubbi circa la sua appartenenza, originariamente, a un complesso edilizio residenziale privato, certamente di alto livello sociale, forse riconducibile a un personaggio di rango senatoriale o a un «praefectus».
Il mosaico di Carini è stato anche oggetto di uno studio molto approfondito, completo di ampia ricerca archivistica (Il mosaico De Spuches/Galati. Ricostruzione del quadro storico-topografico, di Giovanni Filingeri e Giuseppe Randazzo, 110 pp., 64 ill. col. e b/n, Città di Carini e Associazione Culturale Historia Magistra Vitae, 2023), strumento fondamentale per comprendere al meglio le coordinate storico-artistiche e il contesto archeologico in cui si colloca questa straordinaria testimonianza del prestigioso passato della Sicilia in epoca tardoantica.
Il mosaico De Spuches/Galati in un disegno eseguito al tempo del ritrovamento (da Filingeri-Randazzo)
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