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Elena Correggia
Leggi i suoi articoliTre dipinti significativi di Paul Cézanne andranno all’incanto per la prima volta il 9 novembre a New York, da Christie’s, tutti provenienti dal museo Langmatt di Baden, in Svizzera. L’operazione di vendita si rende necessaria per mantenere l’apertura del museo nei prossimi anni. La tela più importante, «Frutta e vaso di zenzero», dipinta nei primi anni ’90 del XIX secolo, testimonia una fase di svolta nell’approccio dell’artista a forma e colore (la stima di partenza è di 35-55 milioni di dollari).
Un’altra natura morta, «Quattro mele e un coltello», valutata 7-10 milioni, si concentra sul frutto che più di ogni altro caratterizzò le composizioni di Cézanne. L’artista abbandona la spontaneità e la tecnica impressionista per adottare uno stile pittorico nuovo, in cui l’immagine viene costruita secondo una concezione dello spazio più meditata e strutturata. Infine «Il mare a L’Estaque», datato alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento, rientra fra i paesaggi più vivaci in cui le innovazioni formali del pittore presero vita (3-5 milioni).
Le opere fanno parte della collezione d’arte impressionista dell’industriale anglo-svizzero Sidney Brown e di sua moglie Jenny, mecenati che costituirono la loro raccolta soprattutto nei primi 20-30 anni del ’900, acquistando molte opere da gallerie francesi e da mercanti come Ambroise Vollard. La collezione, composta da una cinquantina di lavori, è ospitata nella Villa Langmatt, che fu la loro storica abitazione di famiglia, gioiello dell’Art Nouveau costruita da Karl Moser e trasformata dal 1990 in museo. John Alfred Brown, l’ultimo figlio della coppia di collezionisti, morì senza lasciare eredi nel 1987 e per volontà testamentaria donò la villa alla città di Baden, con il vincolo della trasformazione in un museo aperto al pubblico, istituito in forma di fondazione privata.
Gli ingenti costi di ristrutturazione della proprietà hanno richiesto negli anni l’impegno finanziario della municipalità con il supporto del cantone di Argovia e di altri. La fondazione ha lanciato nel 2017 una campagna pubblica per trovare ulteriori fondi e possibili soluzioni e il progetto è stato approvato dalla città di Baden pochi mesi fa. Rientra quindi in questo percorso la vendita all’incanto delle tre opere di Cézanne, allo scopo di raccogliere 40 milioni di franchi svizzeri (circa 45 milioni di dollari), come fondo di dotazione per assicurare una prospettiva di lungo termine al museo. A tal fine l’asta di Christie’s avverrà secondo una particolare e inusuale modalità: il museo si impegnerà ad alienare solo i lotti necessari al raggiungimento della cifra necessaria, dopodiché gli eventuali dipinti del trio ancora disponibili saranno ritirati e ritorneranno a essere esposti al museo.
Quello di Villa Langmatt rappresenta un interessante caso di collaborazione fra pubblico e privato, oltre che di deaccessioning di opere d’arte da parte di un’istituzione culturale. Uno strumento di finanziamento utilizzato non di rado nel mondo anglosassone, ma molto meno diffuso in Italia. Nel nostro Paese infatti le opere di un museo pubblico sono inalienabili e, anche qualora la proprietà sia di una fondazione privata, la vendita può risultare difficoltosa.
«Se una fondazione decide di vendere una o più opere di sua proprietà la cui esecuzione risale a oltre 70 anni si ricade nella fattispecie indicata dall’articolo 12 del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, con la previsione che il bene in questione sia sottoposto a verifica dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico da parte del Ministero. Questo accertamento può bloccare la vendita e, di conseguenza, condizionare l’attività e la vita stessa della fondazione», spiega l’avvocato Cristina Riboni, partner dello studio legale CBM&Partners di Milano. «Anche qualora si ricorra al giudice, il tribunale valuta spesso come prevalente l’interesse pubblico alla tutela del patrimonio culturale da parte dello Stato rispetto all’interesse privato di una fondazione, per quanto essa non persegua scopi di lucro. Ecco perché molte fondazioni scelgono con estrema cautela la via del finanziamento attraverso la vendita di opere d’arte di proprietà. Gli altri strumenti che le fondazioni in Italia dispongono per finanziarsi sono le donazioni e il 5xMille per quelle che in qualità di Ets (Enti del terzo settore) sono state registrate nel Runts (Registro unico nazionale del terzo settore) e hanno personalità giuridica».
Un raro esempio italiano di ente «ibrido», pubblico-privato, è rappresentato dalla Fondazione Morra-Greco, nata a Napoli nel 2003 per volontà del dentista Maurizio Morra-Greco, collezionista di arte contemporanea. «Nel corso degli anni si è avviata una fruttuosa collaborazione con la Regione Campania che è entrata nel Consiglio di amministrazione e la fondazione percepisce contributi pubblici che le hanno permesso ad esempio di ristrutturare la sua sede di palazzo Caracciolo di Avellino, a Napoli, dove sono ospitate le opere della collezione e le attività culturali», aggiunge Riboni.
Ci sono anche stati casi di artisti lungimiranti come Alberto Burri, che ha espresso indicazioni precise sui limiti di utilizzabilità delle proprie opere. Lo statuto della fondazione Burri, una realtà che negli anni è cresciuta acquisendo prestigio e riconoscibilità internazionale, enuncia in modo esplicito l’inalienabilità delle opere donate dal maestro. «Ciò è stato possibile perché l’artista aveva costituito un buon fondo iniziale e disponeva di altre risorse mobili e immobili per finanziare l’attività», aggiunge Riboni. «Tuttavia, per le numerose fondazioni che si trovano a gestire il lascito di opere di un artista non così famoso se non esiste un consistente patrimonio di partenza la loro sopravvivenza può rivelarsi alquanto complicata. In generale, prima di costituire una fondazione consigliamo quindi di valutare bene il singolo caso e di prendere in considerazione anche l’eventuale costituzione di un trust. Questo istituto, non essendo sottoposto a controllo pubblico, permette una gestione semplificata e blinda il patrimonio separandolo da quello del fondatore per il perseguimento di specifici interessi».

«Il mare a L’Estaque» (1878-79 circa) di Paul Cézanne, stimato 3-5 milioni di dollari, ©Christie’s Images Limited 2023

«Quattro mele e un coltello» (1885) di Paul Cézanne, stimato 7-10 milioni di dollari, ©Christie’s Images Limited 2023
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