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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliA più di un anno e mezzo dalla firma della convenzione, finalmente lo scorso 7 ottobre sono partiti i lavori sulla scalinata di Trinità dei Monti finanziati da Bulgari con 1,5 milioni di euro per festeggiare i 130 anni della nascita della maison (cfr. n. 342, mag. ’14. p. 31). La scalinata oggi è totalmente chiusa, ma dal 7 dicembre, con il Giubileo, riaprirà una rampa nelle ore diurne.
Da vent’anni non si interveniva sul capolavoro settecentesco di Nicola Salvi e il restauro, che durerà fino alla prossima primavera, è motivato da ragioni sia conservative sia di sicurezza. Con il Colosseo (Tod’s) e la Fontana di Trevi (Fendi), è il terzo simbolo di Roma in restauro grazie all’elargizione di mecenati privati.
Il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce aveva già spiegato (n. 355, lug.-ago. ’15, p. 21) il virtuoso effetto tenaglia tra il sindaco Marino, sempre a caccia di finanziatori italiani e stranieri, e la delibera di Giunta che autorizzava la Sovrintendenza a firmare in autonomia atti di mecenatismo, non sponsorizzazioni, con un capitolo di bilancio vincolato per il restauro del patrimonio.
Non abbiamo visto gigantografie di scarpe Tod’s sul Colosseo, né di borse Fendi sulla Fontana di Trevi, così come non vedremo orologi o collier di Bulgari attorno a questi 144 gradini. Il problema se mai, e non da oggi, sono le sponsorizzazioni e l’abuso che in certi casi se ne fa.
È quasi paradossale che la scalinata in restauro sia sovrastata da Daniel Craig e da un enorme orologio dell’Omega, che rivestono la facciata della chiesa di Trinità dei Monti. Un restauro, quest’ultimo, che dura da oltre un anno e su cui già era infuriata la polemica per i colossali spaghetti ai gamberi Voiello. Sarebbe il caso di definire una buona volta le normative che regolano questi finanziamenti.
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