Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image
Image

Bergman e Hartung, quando l’arte era una questione di coppia

Alla Kunsthalle di Praga, dal 5 giugno al 13 ottobre, la prima grande retrospettiva congiunta sulla celebre coppia, con oltre 300 opere tra dipinti, disegni, lettere e oggetti personali che ne raccontano vita e arte

Elena Casalini

Leggi i suoi articoli

Nel maggio 1931, Hans Hartung (1904–1989) portò Anna-Eva Bergman (1909–1987) in viaggio a Praga per festeggiare il suo ventiduesimo compleanno. Le regalò una collana che lei avrebbe indossato per tutta la vita. Lui, tedesco di Lipsia, e lei, nata in Svezia da padre svedese e madre norvegese, si erano conosciuti a Parigi due anni prima, nel 1929, durante i loro studi d’arte. Fu amore a prima vista: dopo appena sei mesi, si sposarono. Il matrimonio durò fino al 1937, quando Bergman decise di lasciare Hartung con una lettera dalla modernità sorprendente: «Provo a farmi strada nel mondo da sola, e ci riuscirò. Ma devo essere completamente libera e autonoma, e soprattutto avere molto tempo da dedicare esclusivamente al mio lavoro». Mentre Hartung muoveva i primi passi verso il successo, Bergman cercava indipendenza e spazio creativo. I loro percorsi si divisero. Lui si risposò lo stesso anno con Roberta Gonzàlez, figlia dello scultore Julio; lei tre anni dopo, in un’unione che si rivelò presto fallimentare. Durante gli anni della separazione, Hartung combatté nella Seconda guerra mondiale, perse una gamba e sviluppò il suo stile gestuale ed espressivo, diventando uno dei pionieri dell’astrazione informale. Bergman tornò in Norvegia, viaggiando periodicamente, e diede forma a un linguaggio astratto ispirato alla geologia e ai paesaggi nordici, caratterizzato dall’uso simbolico della foglia d’oro e d’argento.

 

 

Bergman e Hartung si ritrovarono a Parigi nel 1952. Lasciarono i rispettivi coniugi e si risposarono nel 1957. Da allora, vissero insieme ad Antibes, nell’idilliaca casa-studio che è oggi la sede della Fondation Hartung-Bergman. Questa storia d’amore – ordinaria e incredibile al tempo stesso - non era mai stata raccontata prima. E quella breve vacanza a Praga del 1931 è diventata per la Kunsthalle Praha il punto di partenza per la mostra «Anna-Eva Bergman & Hans Hartung: And We’ll Never Be Parted», a cura di Theo Carnegy-Tan e Pierre Wat, che si presenta come la prima grande retrospettiva congiunta dedicata alla coppia. Un progetto ambizioso, realizzato in collaborazione con la Fondation Hartung-Bergman, che raccoglie oltre 300 opere tra dipinti, disegni, fotografie, oggetti da studio, lettere, artefatti personali e opere che i due artisti si sono scambiati nell’arco di una vita insieme. «Questa mostra è un viaggio esistenziale - spiega Carnegy-Tan - in cui arte e vita si intrecciano. Racconta due persone e artisti profondamente diversi, ma uniti da una vicinanza quotidiana e da un dialogo creativo continuo». Sezione dopo sezione, il visitatore entra nella loro intimità: scopre fotografie d’archivio inedite e i progetti delle loro case; i nomignoli affettuosi e gli strumenti da lavoro; la musica di Bach che ascoltavano insieme e la silenziosa materialità delle loro opere. «Per noi, questa mostra è stata creazione pura - aggiunge Pierre Wat - Non potevamo affidarci a ciò che era già stato fatto. In passato, Hartung e Bergman sono sempre stati studiati ed esposti separatamente. Ma quando li si guarda insieme, emergono differenze profondissime e una connessione altrettanto potente. È un equilibrio tra legame e separazione». La mostra di Praga non si limita a riscoprire Bergman come artista autonoma — un riconoscimento già avviato da due importanti retrospettive, al Musée d’Art Moderne di Parigi nel 2023 e al Nasjonalmuseet di Oslo nel 2024. «Anna-Eva Bergman & Hans Hartung: And We’ll Never Be Parted» va oltre. Mette in discussione lo stereotipo della «moglie d’artista» e propone un nuovo modo di raccontare la coppia. Due voci distinte, due percorsi autonomi, ma intrecciati in un dialogo creativo costante. Esattamente come furono in vita.

Elena Casalini, 17 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Una monografia per viaggiare tra le straordinarie bellezze archeologiche dell’Anatolia

Il volume illustra universi che un’informazione scialba e superficiale ha appiattito o ignorato

Perché archeologi e storici dell’arte che lavorano nel Vicino e Medio Oriente dovrebbero leggere «Kobane Calling» di Zerocalcare

Un libro indispensabile per conoscere le fondamenta dell’arte indiana

Bergman e Hartung, quando l’arte era una questione di coppia | Elena Casalini

Bergman e Hartung, quando l’arte era una questione di coppia | Elena Casalini