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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliNel centro della città un «graffitaro», sorpreso a imbrattare con una bomboletta spray i muri di palazzi da poco ripuliti con frasi quali «Muro pulito popolo muto», «Ad ogni sfratto una barricata», «I love degrado», ha aggredito il giovane, finito in ospedale, che l’aveva invitato a interrompere la sua «performance». A Bologna il graffitismo è una piaga profonda. I turisti stranieri, il cui aumento costante conferma il trend di turismo colto che porta indotto economico a una città in crisi nelle attività terziarie, lamentano come sia tra le città turistiche più deturpate d’Europa. Lordare le facciate dei palazzi bolognesi, soprattutto quelli storici, privati o pubblici che siano (basti pensare allo scempio costante di Palazzo Hercolani, sede della Facoltà di Scienze politiche, di cui l’Ateneo ridipinge la facciata sotto il portico quasi mensilmente perché resti pulita solo poche ore), «è danno sia al patrimonio culturale sia all’immagine pubblica di una città che solo ora, dalla fine del Settecento, riprende il suo meritato ruolo di meta turistica di qualità e quindi un ostacolo alla sua ripresa economica» sottolinea il presidente regionale dell’Associazione Dimore Storiche, Francesco Cavazza-Isolani. La soprintendente ai Beni architettonici Paola Grifoni invita a distinguere il vandalismo grafico dai veri «writers», già impegnati in un progetto pubblico che li vede intervenire sulle pareti esterne delle case Acer, riqualificando vaste zone della periferia cittadina. Commenti «di circostanza», quelli del sindaco Virginio Merola, a fronte della più volte dichiarata «indulgenza» dell’Assessorato alla Cultura nei confronti dei graffitari, le cui opere andrebbero considerate espressione artistica da tutelare.
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