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«En revenant de l’exécution» (1937), di André Masson (particolare). © Adagp, Paris, 2023. © Kunsthalle Bremen, Karen Blindow, Artothek

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«En revenant de l’exécution» (1937), di André Masson (particolare). © Adagp, Paris, 2023. © Kunsthalle Bremen, Karen Blindow, Artothek

André Masson, pioniere dell’Action Painting

Oltre 200 opere per l’omaggio al pittore francese, che inventò il disegno e la pittura automatici

Luana De Micco

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Il Centre Pompidou-Metz ricorda i cento anni del «Manifesto del Surrealismo» di André Breton, pubblicato nel 1924 e che suggellò la nascita ufficiale del movimento artistico, con una mostra dedicata ad André Masson (1896-1987), artista poliedrico e spirito libero, legato a Miró, Ernst e Artaud.

La retrospettiva «André Masson. Non c’è mondo finito», allestita dal 29 marzo al 2 settembre, è curata da Chiara Parisi, direttrice del museo loreno. Importanti prestiti delle oltre 200 opere riunite arrivano dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, dal Museo Nacional Centro Reina Sofía di Madrid, dal MoMA e dal Solomon R. Guggenheim di New York, dal Baltimore Museum of Art, oltre che dal parigino Centre Pompidou e da diverse collezioni private.

Masson fece parte del gruppo surrealista sin dal 1924, anno in cui dipinse «Les Quatre éléments» quando elaborò il progetto di «far entrare la filosofia dentro il quadro». Sperimentò diverse tecniche di disegno, fu anche scultore, scenografo per il teatro, critico d’arte, poeta e scrittore. È noto soprattutto per aver inventato, sin dal 1923, il «disegno automatico», anticipando la scrittura automatica che Breton formulò l’anno dopo nel suo Manifesto, e più tardi la «pittura automatica», con una tecnica particolare: l’artista prima lasciava gocciolare della colla sulla tela, poi spargeva della sabbia sulle macchie di colla e quindi ripassava sopra le forme con la pittura a olio. In quest’ottica, sottolinea il museo di Metz, Masson può essere considerato pioniere dell’Action painting.

Nel 1929 ruppe col Surrealismo e viaggiò in Germania e in Olanda e nel ’34 raggiunse la Spagna. Durante la Guerra civile, contribuì alla lotta per la libertà realizzando le caricature di uomini politici che furono pubblicate nelle riviste antifasciste. In viaggio attraverso l’Andalusia dipinse «allucinati paesaggi metafisici», le serie sugli insetti e scene di tauromachia.

Rientrato in Francia, dal 1937, si riavvicinò a Breton e iniziò una seconda fase surrealista, che durò fino al 1947. Il suo soggiorno negli Stati Uniti, dal ’42 al ’45, fu determinante per la nuova generazione di artisti d’avanguardia, tra cui Jackson Pollock e Arshile Gorky. Tornato in Francia, stabilitosi nei dintorni di Aix-en-Provence, dipinse tele monumentali in omaggio alla Resistenza. Il museo ricorda che «tutta l’opera di Masson fu attraversata da una convinzione profonda» che l’artista espresse nei suoi «Cahiers d’art» del 1939, che cioè «il solo motore di un’opera d’arte deve essere l’arricchimento dell’essere umano, la trasmutazione dei valori, la denuncia dell’ipocrisia sociale, morale e religiosa e la denuncia della classe dominante, responsabile della guerra imperialista e della regressione fascista».

«En revenant de l’exécution» (1937), di André Masson (particolare). © Adagp, Paris, 2023. © Kunsthalle Bremen, Karen Blindow, Artothek

«Gradiva» (1939), di André Masson. © Adagp, Paris, 2023. © Georges Meguerditchian, Centre Pompidou, Mnam Cci/Dist. Rmn-Gp

Luana De Micco, 27 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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