Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Chi pensava che con l’arrivo del nuovo anno le nubi si sarebbero diradate ha dovuto ricredersi velocemente. Il 2024 è partito al piccolo trotto con i collezionisti più preoccupati di mantenere intatto il proprio capitale che di guadagnare. Nelle fiere si sono mossi con circospezione e in asta non si sono lasciati incantare. Del resto, le major sapevano bene che nelle prime tornate londinesi non conveniva schiacciare il piede sull’acceleratore e hanno messo in campo molti rincalzi centellinando i capolavori.
Talvolta poi si è ecceduto nel campo largo: il 6 marzo Sotheby’s ha realizzato un’asta che, giusto per non farsi mancare niente, spaziava dalla trentunenne inglese Jadé Fadojutimi a Camille Pissarro. In mezzo c’erano anche 150 anni di Impressionismo rappresentati da una selezione di opere non certo indimenticabili. Insieme a «Le carrefour de Malabry», un paesaggio di Henri Matisse di assoluta mediocrità venduto a 762mila sterline, è passato in asta per 1,6 milioni di sterline «Trois danseuses», anonimo pastello di Edgar Degas che ha realizzato una cifra inferiore a quella di vent’anni fa.
È andata decisamente meglio per Claude Monet e «Arbres au bord de l’eau, printemps à Giverny», un paesaggio paradigmatico dell’Impressionismo, persino un po’ accademico, che ha cambiato proprietario per 7,7 milioni di sterline, tre volte al di sopra di ventidue anni fa quando da Sotheby’s a Londra si era fermato a 1,9 milioni di sterline. Non male per un’opera che ha reso un profitto annuo del 13%. Di certezze tuttavia ce ne sono sempre meno e il 7 marzo da Christie’s un altro dipinto di Monet di gran lunga il più prestigioso della tornata primaverile, ha fatto fermare il martello a 14,4 milioni di sterline, quasi 4 milioni al di sotto delle valutazioni massime e prezzo inferiore di 700mila euro rispetto a un lavoro molto simile venduto da Sotheby’s nel 2018.
Tornando a Sotheby’s, la major ha incassato complessivamente 100 milioni di sterline, in base alle previsioni, ma prima di scendere in campo aveva già ritirato ben dieci lotti durante le consultazioni pre asta nella convinzione che non sarebbero arrivate al break even. Tra queste, un raro ritratto del periodo blu di Picasso che aveva una richiesta di 5-7 milioni di sterline. Pablo tuttavia non ha lasciato a mani vuote i suoi follower e c’è voluto «Homme à la pipe», un tardo dipinto piuttosto seriale del 1968, per animare una breve gara al rialzo che ha consentito di chiudere le trattative a 13,7 milioni di sterline.

«Trois danseuses» (1904-06 circa) di Edgar Degas, venduto per 1,6 milioni di sterline
Che il mercato sia sulle montagne russe se n’è accorta anche Christie’s, che pur avendo totalizzato dalle vendite primaverili 229 milioni di sterline con una percentuale del 17% superiore allo scorso anno (rispetto al 2022 il calo è del 26%), ha rischiato di far decappottare il top lot dell’asta, «California», una piscina di David Hockney nella stessa collezione per quarant’anni, in vendita con una stima a richiesta che sulla carta avrebbe dovuto sfiorare i 25 milioni di sterline. Invece è rimasto a galleggiare incollato al prezzo di riserva trovando un acquirente disposto a spendere al massimo 18,7 milioni di sterline.
Quarant’anni o poco meno sono passati anche da quel 2 maggio 1985 quando il mercante londinese Ivan Braka acquistò per 517 mila dollari «Landscape near Malabata, Tangier», straordinaria opera di Francis Bacon realizzata per ricordare Peter Lacy, il suo compagno morto a Tangeri, che appare dominata da un misterioso elemento centrale simile a un vortice che sintetizza le tensioni spirituali della vita e della morte. Il dipinto è stato conteso sino a 19,6 milioni di sterline, la cifra più alta dell’incanto.
Ma, com’era prevedibile, la miglior aggiudicazione della stagione primaverile l’ha ottenuta René Magritte con «L’ami intime», una delle icone più riconoscibili dell’artista, che ritrae al centro un anonimo uomo con la bombetta visto di spalle, simbolo efficace dell’omologazione. Sebbene provenisse dall’importante collezione dell’americano Gilbert Kaplan, imprenditore, nonché raffinato intellettuale, amico di Magritte e di Gustav Mahler, il dipinto è rimasto molto al di sotto delle attese più favorevoli ottenendo 33,6 milioni di sterline, 17 milioni in meno rispetto alle valutazioni massime che speravano in 50 milioni. La cifra è comunque stata sufficiente per dominare incontrastata la vendita di arte surrealista del 7 marzo che ha totalizzato 58,9 milioni di sterline.
Quanto all’Italia, le aste primaverili hanno dato esiti altalenanti con due opere invendute di Lucio Fontana tra cui un importante «Concetto spaziale» con sei tagli di 100x81 centimetri, valutato da Christie’s 2,5-3,5 milioni di sterline, che nel 2015 non avrebbe avuto alcuna difficoltà a centrare l’obiettivo massimo. Positivo invece l’andamento di Alighiero Boetti che sempre da Christie’s ha raggiunto 1,3 milioni di sterline, per «Mettere al mondo il mondo», una composizione con penna biro divisa in cinque parti. Prosegue infine il momento magico di Salvo e da Sotheby’s.«Senza titolo», un paesaggio del 1988 di quasi due metri d’altezza, si è imposto per 381 mila sterline bissando le stime.
Altri articoli dell'autore
La rubrica di «Il Giornale dell’Arte» che stabilisce i momenti cruciali delle tendenze economiche dei principali artisti presenti sul mercato italiano: Warhol in picchiata, Lichtenstein al palo e solo Rauschenberg batte lo Standard & Poor
Conversazione a tutto campo con l’economista che propone una serie di riforme radicali come il passaporto europeo per le opere notificate e l’estensione dell’ArtBonus ai collezionisti che decidono di vendere ai musei
Nelle aste di Christie’s e Sotheby’s del 4 e 5 marzo, nonostante un venduto di oltre il 90%, il fatturato è in flessione del 34% rispetto a dodici mesi fa
Mentre le vendite calano, le maison fanno affari con le trattative private. Ma ecco che cosa accade dietro a un settore top secret