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«Jonathan Monoplane» (1988) di Tullio Crali (particolare)

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«Jonathan Monoplane» (1988) di Tullio Crali (particolare)

Alla Estorick Collection l’aeropittore deluso

Tullio Crali, futurista della prima ora poi convertitosi alla natura

Bianca Bozzeda

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Londra. Principale istituzione britannica dedicata all’arte italiana, la Estorick Collection celebra dal 15 gennaio all’11 aprile l’opera del futurista Tullio Crali (1910-2000). Dopo aver scoperto il movimento avanguardista italiano a soli 15 anni, Crali divenne uno dei maggiori rappresentanti del Futurismo, sviluppando in particolar modo il genere dell’Aeropittura.

Affascinato dal «vasto dramma visivo e sensoriale del volo», Crali partecipò ai tentativi futuristi di tradurre l’esperienza del volo nel linguaggio pittorico sotto forma di paesaggi capovolti e vertiginose viste aeree. L’esposizione presenta oltre sessanta opere realizzate tra gli anni ’20 e ’80, tra cui un’ampia selezione delle «Sassintesi», composizioni emblematiche dell’opera di Crali nelle quali l’artista rappresenta figure rocciose, fusione di «sassi» e «sintesi».

Esposte anche opere di poesia sperimentale e le cosiddette opere cosmiche, realizzate negli ultimi anni. L’esposizione «Tullio Crali: una vita futurista» mette l’accento anche sulla biografia dell’artista, che tra il 1944 e il ’45, durante l’occupazione nazista di Gorizia, s’impegnò nell’organizzazione di eventi avanguardistici. Accusato di essere un sovversivo, Crali venne condannato alla deportazione in Germania, sorte alla quale sfuggì grazie al sostegno di amicizie influenti in ambito politico.

Trasferitosi in Piemonte dopo la fine della guerra, la maturata «mancanza di fiducia nell’umanità» lo portò a spostare l’attenzione dalle macchine alla natura, cambiamento che giustificò come manifestazione del principio futurista del dinamismo universale.

Bianca Bozzeda, 15 gennaio 2020 | © Riproduzione riservata

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