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Marina Wallace
Leggi i suoi articoliIn attesa della prima edizione di ARTis, la grande festa dedicata all’arte e agli artisti, che si svolgerà a Vicenza dal 10 al 16 novembre, vi proponiamo un ciclo di interviste dedicate al tema della prima edizione: «Non c’è arte senza artista». La parola a Sabrina Mezzaqui.
ARTis intende definire l’arte prima di tutto come professione, attraverso l’artista: come definisci tu l’arte a livello professionale?
Secondo me l’arte non è una professione. Alberto Garutti a volte in aula parlando di qualcuno diceva: «È un professionista serio, ma non è un artista». C’è un’eccedenza nell’essere artista che è inclassificabile, non collocabile in ruoli, regole, misure predefinite. Questa indefinitezza è molto interessante, rischiosa e fertile, ha a che fare con la poetica personale di ogni artista.
A livello professionale: cosa ti aiuta o ti ha aiutato di più nella tua produzione artistica?
Vivendo di Arte ci si può avvalere del supporto professionale di diverse persone: galleristi, allestitori, grafici, curatori … Siccome con queste persone si condivide una passione, spesso sono relazioni di amicizia molto profonde.
ARTis, Festival dell’Arte, offre la possibilità di dialogare di arte, coinvolgendo il pubblico generale e gli addetti ai lavori senza costrizioni commerciali. Quali sono i vantaggi di un’esperienza del genere?
Per rispondere a questa domanda aspetto di vivere l’esperienza … («senza costrizioni commerciali» significa fuori da un ambito professionale?)
A Leonardo Da Vinci è attribuita l'affermazione: «L’Arte non è mai finita. Solo abbandonata». Cosa ne pensi?
Niente.
Il contesto dell’arte contemporanea è ben diverso da quello dell’arte del passato. Secondo te quali sono i momenti fondamentali che hanno segnato il passaggio dal passato al contemporaneo attraverso il moderno?
Risposte a questa domanda si trovano in tanti libri e manuali di storia dell’arte. A noi la responsabilità (abilità nel rispondere) di provare ad essere consapevoli di questo nostro tempo...
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ARTis
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