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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliSi contano sulla punta delle dita in Italia i soffitti a carena di nave rovesciata di origine medievale: tra i pochi esempi rimasti, due stanno a Verona, nella Chiesa di San Fermo Maggiore e nella Basilica di San Zeno. A San Fermo l’eccezionalità e l’estensione del soffitto ligneo, 18 metri di larghezza per 50 di lunghezza, soggetto a diversi restauri, oltre a rappresentare uno dei suoi grandi punti di pregio, rappresenta anche il suo punto debole: con il suo peso può costituire un problema per la struttura.
Proprio i problemi strutturali della chiesa medievale sono stati al centro di un intervento, finanziato con fondi del MiC e del Pnrr, che a partire dal 2020, data di inizio dello studio di fattibilità, ha portato in tempo record al consolidamento strutturale per la riduzione della vulnerabilità sismica. Il tutto mentre contemporaneamente la Cappella della Madonna è stata sottoposta a uno specifico restauro. A spiegarlo è stato Fabio Coden, docente di Storia dell’Arte medievale all’Università di Verona, che ha presentato la pubblicazione che racconta gli esiti del lavoro e delle analisi diagnostiche preliminari.
Importanti le novità rispetto alle conoscenze fino a qui acquisite emerse sul complesso che conta due chiese sovrapposte, la superiore di forme gotiche, e tre chiostri, due dei quali ospitano le sedi della Soprintendenza: Il volume Chiesa di San Fermo Maggiore. Archeologia, restauri, riduzione della vulnerabilità sismica è stato curato dai funzionari della Soprintendenza Felice Giuseppe Romano, che ha diretto i lavori, e Maristella Vecchiato, ora in pensione, e introdotto dai tre soprintendenti che in questo tempo si sono avvicendati: Fabrizio Magani, Vincenzo Tinè e Andrea Rosignoli, attualmente in carica.
«Un tema, quello della vulnerabilità sismica, ha spiegato Rosignoli, che il MiC ha sviluppato a partire dai tragici eventi del 1997 in Umbria e nelle Marche, con gli episodi che sono seguiti in Abruzzo e poi in Emilia. Importante è identificare prima di tutto gli elementi di vulnerabilità su cui poi agire in maniera poco impattante, come avvenuto in questo caso dove gli interventi sono praticamente invisibili». Quattro i contributi che hanno restituito la storia dell’edificio, dall’archeologia (Brunella Bruno) al Medioevo (Fabio Zecchin) all’Ottocento (Gabriele Signorini) e Novecento (Maristella Vecchiato). Michele Frustoli e Francesco Soardo sono gli autori del rilievo che ha permesso di capire la struttura originaria della chiesa, analisi imprescindibile e preziosa da cui è partita Rita Deiana per eseguire le indagini conoscitive e Francesca Da Porto il progetto di fattibilità. Alberto Maria e Mattia Nazareno Sartori sono gli autori dell’analisi della vulnerabilità sismica mentre Claudio Modena racconta il progetto e la sua esecuzione creando spinte e controspinte per la struttura del tetto. «Un grande lavoro interdisciplinare, ha concluso Coden, che ha compiuto un lavoro importantissimo per la trasmissione al futuro di questo prezioso manufatto medievale, un miracolo in tempi molto contenuti». Ora l’intervento deve essere completato solo sul campanile.
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