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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliNonostante la globalizzazione, il dominio della pittura europea negli anni Novanta con gli Young British Artists, l’esplosione della moda della pittura esteuropea, cinese e indiana e da ultimo quella mediorientale abbiano reso consapevoli di come il centro vitale della produzione artistica abbia da tempo lasciato gli Stati Uniti e New York, quest’ultima conosce oggi un rinnovato splendore artistico. Dato l’alto numero di artisti (chi più chi meno importante) che vivono e lavorano a New York, appare evidente che la Grande Mela non ha perso nulla del suo fascino. Soprattutto per quel che riguarda la pittura: la scena newyorkese continua ad attrarre artisti anche dalla vivace West Coast e oggi, a metà del secondo decennio del XXI secolo, la pittura a Manhattan e dintorni è vivace come ai tempi dell’Espressionismo astratto negli anni Cinquanta e della Pop art negli anni Sessanta: l’unica differenza è la pluralità di stili e forme espressive. La pittura newyorkese vive oggi una fase di rinascita grazie a una generazione di artisti che esulano da ogni schema operativo e identificativo. A questi pittori nati fra gli anni Settanta e Ottanta il KunstMuseum dedica fino al 30 agosto la mostra «New York Painting», che, curata da Richard Shiff e Christoph Schreier, presenta le opere più recenti di undici artisti: Joe Bradley, Matt Connors, Elizabeth Cooper, Jeff Elrod, Amy Feldman, Ross Iannatti, Eddie Martinez, Ruth Root, Ryan Sullivan, Ned Vena e Antek Walczak. Si spazia dalla sperimentalità di innovative tecniche pittoriche di Matt Connors, alla pittura Post-pop selvaggia e violenta di Eddie Martinez, sino ai filosofici approcci neoconcettuali di Antek Walczak e Ned Vena.
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