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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliUna visione surreale, poetica e teatrale, costruita con colori e luci filtrati dalla grande vetrata posta al centro del chiostro cinquecentesco di Santa Caterina al Formiello e ripresi sulle nove tele disseminate in quello stesso spazio, accoglie il visitatore a Made in Cloister in occasione della prima mostra a Napoli di Ara Starck (fino al 20 gennaio), che, come dichiara l’artista francese (Parigi 1978), «è incentrata su ciò che si vede e ciò che non si vede. Ciò che è coperto e ciò che è rivelato».
Affascinata dall’aura dello spazio e stimolata dal confronto con gli artigiani napoletani, Ara Starck ha sviluppato un lavoro che sin nella fase produttiva aderisce alle modalità e alle finalità della Fondazione Made in Cloister, come meglio chiarisce il direttore Davide De Blasio: «Ancora una volta, la Fondazione ha la possibilità grazie alla visione dell’artista di produrre un progetto site-specific il cui cuore sta nell’importanza della valorizzazione delle grandi tradizioni dell’artigianato napoletano e il loro ruolo centrale nel panorama contemporaneo. L’artista ha ideato, infatti, per la Fondazione una mostra unica lavorando al fianco degli artigiani locali», vetrai e falegnami coordinati da Paolo Gambardella. Un dialogo tra maestranze tradizionali locali e i linguaggi internazionali dell’arte, che investe anche le nuove generazioni, attraverso workshop sul vetro realizzati in collaborazione con la Fondazione Cologni e l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Con il restauro e la riconversione del Chiostro e del Refettorio del Complesso Monumentale di Santa Caterina al Formiello, la Fondazione Made in Cloister, su iniziativa di Davide De Blasio e Rosa Alba Impronta, dal 2012 ha attivato nel quartiere di Porta Capuana un hub culturale dedicato all’arte contemporanea, al design, alla musica, alle tradizioni artigianali ed enogastronomiche, che prevede il coinvolgimento di artisti internazionali che lavorano con la comunità locale, la città e le sue maestranze artigianali per attivare percorsi di rigenerazione culturale, creativa ed economica.
Un progetto culturale di impatto sociale che intende valorizzare l’artigianato attraverso i linguaggi della contemporaneità e che si sviluppa, parallelamente, su più livelli: mostre, musica, readings, performance nel Chiostro; progetti espositivi ed eventi da “project room” nel Lab-Oratorio, ex-corridoio di collegamento tra due ali del convento recentemente restaurato; food and drink e “leisure time” nel Cloister Bar e nel ristorante, ex Refettorio del convento, ripensato dal designer newyorkese Chris Rucker con arredi realizzati da artigiani napoletani.



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