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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliRoma. Dall'11 al 13 ottobre, in occasione dei cinquant’anni dall'alluvione di Firenze del 1966, l’Accademia dei Lincei ha organizzato nella sua sede di via della Lungara 10 una conferenza internazionale chiamando specialisti da tutto il mondo a riflettere su un tema tragicamente attuale, in questi anni di impazzimento climatico. «Firenze 1966-2006, resilienza delle città d’arte alle catastrofi naturali: il ruolo delle Accademie» raccoglie un davvero impressionante parterre di storici dell’arte, ingegneri, geologi, giuristi ed economisti ognuno chiamato a dare un contributo dalla prospettiva della sua specifica materia.
Ad aprire la sessione sei «big» del calibro di Alberto Quadrio-Curzio, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Volker ter Muellen, copresidente dell’InterAcademy Partnership (Iap), Giovanni Puglisi, presidente emerito della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, Massimo Inguscio, presidente del Cnr, Stefano De Caro, direttore generale dell’Iccrom ed Enrico Brugnoli dell’International Council for Science (Icsu).
Tra gli italiani, oltre all’intervento del ministro dei Beni culturali Franceschini, ci saranno i contributi, tra gli altri, di archeologi e storici dell’arte del calibro di Antonio Paolucci, direttore uscente dei Musei Vaticani, Marco Ciatti, Cristina Acidini, Paolo Matthiae, Mario Torelli, Caterina Bon Valsassina, e di studiosi e luminar di discipline diverse dalla storia dell’arte come Giovanni Seminara, Mario Primicerio e altri.
Al termine dei lavori sarà stilata la «Carta di Roma sulla resilienza delle città d’arte alle catastrofi naturali», col contributo delle Accademie delle Scienze dell’InterAcademy Partnership (attualmente sono 111 sparse in tutto il mondo).

Piazza Santa Croce a Firenze dopo l'alluvione del novembre 1966
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