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È italiano il piano contro il terrorismo

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Redazione GDA

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Bologna. È di questi giorni l’allarme lanciato dagli archeologi sulla distruzione sistematica del patrimonio culturale millenario del Kurdistan, operata dai fondamentalisti islamici nei territori occupati da Isis. In particolare, è critica la situazione della Cittadella di Arbil nel Kurdistan iracheno, un sito entrato da pochi mesi a far parte della Lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Si ripresenta così, ancora una volta con drammatica evidenza, il problema della salvaguardia delle opere d’arte, della cultura, della tradizione di un popolo di lunga e grande civiltà. I terroristi dell’Isis non si prefiggono soltanto l’annientamento di una popolazione che non condivide il loro credo, ma anche la scomparsa della sua tradizione storica e la cancellazione di un passato millenario.
Proprio alcuni mesi fa si è concluso un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea mirato a definire, sperimentare e applicare dei protocolli di intervento per la messa in sicurezza di siti Patrimonio mondiale dell’Umanità inseriti nella lista dell’Unesco, esposti a rischi di danneggiamento in seguito a conflitti armati o ad atti terroristici. Il Progetto «War Free World Heritage Listed Cities» (EuropeAid/127778/C/Act/Multi) si inserisce all’interno del programma Enpi Ciudad («Cooperation In Urban Development And Dialogue») che mira a fornire gli strumenti ai governi locali delle regioni Enpi (European Neighbourhood and Partnership Instrument), di cui fanno parte i due siti interessati dal progetto, Byblos in Libano (l’odierna Jbeil) e Mtskheta in Georgia, perchè rafforzino la loro capacità di pianificazione urbanistica secondo metodologie sostenibili, integrate e valide per il lungo periodo.
L’obiettivo generale è consistito quindi nello studiare e definire le condizioni di sicurezza relative al patrimonio culturale dei due siti Unesco: appunto Byblos, antichissimo insediamento, dove è stato rinvenuto il primo documento (fenicio) scritto in alfabeto fonetico, e Mtskheta, già capitale del regno di Georgia e tuttora centro culturale e cultuale della regione, che sono attualmente sottoposti a condizioni di vulnerabilità derivante da episodi bellici che si sono verificati nel recente passato e che rischiano di ripetersi in futuro.
Il progetto War Free è durato 38 mesi ed è stato coordinato da Watch (World Association for the protection of Tangible and intangible Cultural Heritage in times of armed conflicts) nella persona del segretario generale, Claudio Cimino, una organizzazione non governativa che si propone la salvaguardia dei beni culturali tangibili e intangibili in occasione di guerre e azioni terroristiche, con la partecipazione di Council of the United Municipalities of Byblos, Head of the Board of the City of Mtskheta, Friends Of Cultural Heritage Society-Focuh (Turchia), e per la parte tecnico-scientifica dell’Enea di Bologna.
L’attività del gruppo di ricerca, composto da chi scrive e da Donatella Biagi dell’Universita di Bologna e dalle studentesse Lisa Bonati, Alessandra De Masi e Elena Grazia Fe’, si è concentrata sullo sviluppo di una metodologia innovativa destinata a elaborare piani concernenti le misure di riduzione del rischio per i siti Unesco. Sono state realizzate delle «mappe del rischio» e delle procedure generali per la loro definizione oggettiva, e si è proposta una estensione del concetto di «resilienza» ai beni culturali e al loro contesto ambientale, considerando centri storici e siti archeologici. I protocolli per l’analisi del rischio e la relativa messa in sicurezza hanno così come riferimento quanto richiesto dalla normativa internazionale e considerano il bene culturale come un sistema complesso e aperto capace di reagire positivamente a una situazione di emergenza improvvisa e inaspettata, secondo il concetto di resilienza.
Questo metodo è applicabile a un qualsiasi bene in pericolo, sia per cause solo in quanto riguardanti zone comprese nei limiti cittadini, ma anche perché relativi a luoghi culturalmente, economicamente e socialmente rilevanti.

Redazione GDA, 07 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

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