Walter Sickert dalle scene alla scena dell’arte

Alla Tate Britain una grande retrospettiva del precursore che ha aperto la strada a Freud, Bacon e alla Pop art

«The Trapeze», 1920, di Walter Sickert. The Syndics of the Fitzwilliam Museum, University of Cambridge
Barbara Garatti |  | Londra

Dopo quasi trent’anni la Tate Britain presenta fino al 18 settembre la più grande retrospettiva londinese di Walter Sickert in collaborazione con il Petit Palais di Parigi. L’artista britannico (1860-1942) contribuì a rivoluzionare i generi tradizionali della pittura del suo tempo e a gettare le basi per un rinnovamento dello stile figurativo che sarà sviluppato da maestri del Novecento come Lucian Freud e Francis Bacon.

Oltre 150 opere da una settantina di collezioni pubbliche e private di tutto il mondo ripercorrono gli oltre sessant’anni di attività di uno degli artisti più provocatori e influenti della Gran Bretagna. Ossessionato dalla vitalità del teatro come metafora della vita urbana a lui contemporanea, inizia la sua frequentazione del palcoscenico dapprima come attore e poi come interprete del mondo dello spettacolo dal vivo.

Assistente di James Abbott McNeill Whistler (nei confronti del quale la mostra ricostruisce per la prima volta debiti e tributi) e aggiornato sulle ricerche dei suoi colleghi francesi Monet, Degas e Bonnard, Sickert sviluppa una sensibilità autonoma e unica: riesce a cogliere la relazione tra spettacolo e spettatore, tra la messa in scena e il fluire della vita, tra l’intimità e la teatralità, tra la luce artificiale e i tonalismi atmosferici.

La mostra presenta dieci degli autoritratti dell’artista, per la prima volta riuniti da collezioni di tutto il mondo, oltre a diversi esemplari di uno dei suoi soggetti preferiti: il music hall, emblema dell’energia della vita notturna della classe operaia. Sono esposti anche una serie di grandi dipinti basati su fotografie di notizie e cultura popolare che rivelano l’approccio pionieristico di Sickert nella trasformazione delle immagini dei media. Una pratica che fa riflettere sul suo ruolo di grande anticipatore della Pop art inglese.

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