Volpato in Crypta Balbi e a Palazzo Massimo

Illustrata a Roma, nelle due sedi, la fiorente produzione di un imprenditore dell’antico

Il «Galata morente» di Giovanni Volpato del 1786-1800 ca, proveniente dalla Pinacoteca Capitolina di Roma. © Archivio fotografico Pinacoteca Capitolina
Federico Castelli Gattinara |  | Roma

Era il 2015 quando indagini di archeologia preventiva per la realizzazione di un garage sotterraneo in via Urbana a Roma svelavano del tutto casualmente la bottega di Giovanni Trevisan, più noto come Volpato, grande incisore e ceramista della fine del Settecento.

Il palazzo, occupato dal Teatro Manzoni, poi cinema e, dagli anni Sessanta, tipografia del quotidiano «Il Messaggero», era stato comprato per farne appartamenti di lusso. «Quando iniziarono a comparire ceramiche bianche, chiaramente dei biscuit, fermai l’attività di scavo più energico e, subito sotto gli strati di superficie, trovammo il deposito della bottega di Volpato (ma questo lo scoprimmo dopo), pieno di scarti di lavorazione», ricorda Mirella Serlorenzi, ideatrice e curatrice con Marcello Barbanera e Antonio Pinelli della mostra «L’industria dell’antico. La “fabbrica” ritrovata di Giovanni Volpato (1735-1803)» (catalogo
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