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Voci rampicanti

Olga Scotto di Vettimo

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La stagione espositiva autunnale del Madre si apre con una programmazione di mostre diversificata. Per primo, all’ingresso al piano terra, dal 8 ottobre al 4 luglio è visitabile il lavoro di Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, Parigi, 1938), «Axer / Désaxer. Lavoro in situ, 2015, Madre, Napoli - #2», a cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola, il secondo dei due interventi dedicati dal museo all’artista nel 2015 (il primo è visibile fino al 29 febbraio).

Il lavoro, come il precedente, è un’azione di rivisitazione architettonica dello spazio di ingresso, che costringe a una nuova visione dell’atrio e a una diversa rappresentazione della relazione tra l’interno e l’esterno del museo, attraverso un gioco visivo e prospettico affidato a superfici colorate, specchi e righe di cm 8,7 (tipica cifra di Buren).
Il 9 ottobre, al terzo piano del museo, inaugura Mark Leckey (Birkenhead, 1964), vincitore nel 2008 del Turner Prize, con la mostra «Desiderata (in media res)», a cura di Elena Filipovic e Andrea Viliani, e organizzata in collaborazione con Wiels, Bruxelles e Haus der Kunst di Monaco di Baviera.

Prima retrospettiva, nonché prima personale dell’artista in un’istituzione pubblica italiana, la mostra presenta fino al 18 gennaio nuove opere accanto a lavori storici, tra cui «Fiorucci Made Me Hardcore», video del 1999 che rese noto l’artista britannico. Leckey, figura di grande influenza per le generazioni artistiche successive, mescola linguaggi, icone e simboli, materiali e virtuali, attingendo a riferimenti culturali alti e popolari. In occasione della mostra, l’artista, alla presenza dei curatori e nell’ambito del progetto Madrescenza Seasonal School, terrà un seminario organizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Sempre il 9 ottobre e fino al 29 febbraio, Marco Bagnoli (Empoli 1949) inaugura nella project room del secondo cortile la mostra «La Voce. Nel giallo faremo una scala o due al bianco invisibile». L’installazione rientra nell’ampio progetto «L’albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte», a cura di Achille Bonito Oliva e con il patrocinio di Expo Milano 2015, che il 10 ottobre viene presentato su scala nazionale, in occasione della XI Giornata del Contemporaneo Amaci.

Il progetto di Bagnoli, nella nuova versione rivisitata rispetto alle precedenti installazioni (1974-75, nel suo studio abitazione milanese e nel 2009 presso gli scavi di Ostia Antica, allestita da Adachiara Zevi), è un’installazione sonora in cui una scala sfonda l’architettura della sala in cui è posta, sviluppandosi al di là del tetto che ne definirebbe il confine.
Attorno a essa si «arrampica» una voce, che recita senza tregua il menù tipico napoletano e scandito secondo un ordine «matematico e combinatorio di pietanze» (Marco Bagnoli), fuoriesce da un’ampolla e confluisce all’esterno dove è disposto un Sonovasoro (che sta per «sono vaso oro» o anche per «vaso sonoro»).

Olga Scotto di Vettimo, 23 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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