Vocazione e funzione degli archivi

Il Presidente dell’Associazione italiana Archivi d’Artista ricorda competenze e specificità di chi studia, riconosce e salvaguarda l’opera degli artisti

«Natura morta fiori funghi» (1926) di Filippo De Pisis, collezione privata
Filippo Tibertelli de Pisis |

Abbiamo considerato le argomentazioni sulla funzione degli archivi d’artista nell’articolo di Gloria Gatti intitolato «Gli Archivi, un’opinione fra tante» e apparso su «Il Giornale dell’Arte» di febbraio 2022. La prima considerazione è che l’Archivio è un ente con funzione storica, di studio e di cultura; su queste premesse i gestori dell’archivio d’artista hanno come principale fine la conoscenza approfondita dell’artista e del mondo che lo circonda (...) e lo trasforma influenzandolo. Ne deriva la dimestichezza con l’artista e la sua opera. (...)

Questa attività è svolta da un gruppo di persone che possono sì far capo a un titolare, che sia l’erede o altro soggetto, ma pur sempre contribuiscono in prima persona, con la loro preparazione, che deriva dallo studio mirato, da scritti, ricerche, pubblicazioni, dall’esame di una moltitudine di opere, di mostre, dalla specifica conoscenza dell’artista, che li pone nella posizione di conoscitori autorevoli, all’importante funzione di discernere l’opera autentica da quella contraffatta. Ciò avviene in primis per salvaguardare la genuinità e integrità del messaggio concettuale, filosofico e artistico dell’autore.

Questo non significa l’esclusività degli Archivi nell’espressione di pareri sull’originalità, sempre che altri soggetti possano avanzare lo stesso grado di conoscenza costantemente aggiornata. Dunque non è un «monopolio» bensì un riconoscimeno da parte del mondo dell’arte, cioè collezionisti, istituzioni e mercato, circa l’affidabilità dell’Archivio. Come già detto prima, l’Archivio si affida a una pluralità di esperti che, riuniti in Comitato, esprimono le loro opinioni che trovano nell’unanimità delle decisioni la sintesi dell’attribuzione di autenticità o meno dell’opera (e quindi la sua inclusione o esclusione dal catalogo ragionato).

Il lavoro di ricerca e studio che precede l’esame di ciascuna opera dal vivo è imprescindibile con frequente ricorso a indagini scientifiche e tecniche, escludendo «aura» e «colpo d’occhio». L’autorevolezza si guadagna sul campo a costo di un lungo e costante impegno. Anche nel mondo dell’arte ci sono «interessi» come, e forse più, che altrove. Prova ne è la grande diffusione delle opere contraffatte e anche dei conflitti di interesse che possono coinvolgere molte parti, dagli eredi ai critici, ai mercanti, a taluni Archivi troppo collegati alla realtà economica, anche speculativa.

Se è vero che alcuni Archivi riescono a influenzare le quotazioni del loro artista di riferimento attraverso la manovrata immissione sul mercato di opere in quantità adeguata, significa che l’artista, o chi per esso, le ha ancora in studio. Come mai non sono state collocate nei musei o in collezioni? L’artista non era abbastanza interessante? Non soddisfaceva le aspettative? O è stato fatto deposito a scopo speculativo? L’Archivio svolge anche altre funzioni di rilievo come la conservazione delle motivazioni dei propri studi e giudizi su opere considerate non autentiche: ciò è di grande ausilio per la migliore conoscenza dell’artista ma anche a supporto delle forze dell’ordine così come per la redazione del catalogo ragionato aperto alla consultazione per attività di ricerca e di studio.

Infine è da evidenziare che la voce dell’Archivio può essere una fra tante ma non l’unica: la nostra legislazione non lo prevede. Ma è quella qualificata e scelta dalle istituzioni, dai collezionisti e dal mercato. Quindi quello degli Archivi d’artista non è monopolio ma si tratta di referenziabilità collaborativa.

Questa è finalizzata alla trasparenza senza la pretesa dell’esclusività ma con finalità intellettuale e culturale nell’applicazione dei principi deontologici e metodologici che l’Associazione italiana Archivi d’Artista, che io presiedo, persegue e diffonde affinché l’arte sia innanzitutto collaborazione culturale e non solo mercato speculativo. A seguito di tutto ciò l’Archivio deve sostenere molti costi, anche nell’assistenza a chi a esso si rivolge. Così applica delle eque competenze per le prestazioni offerte prodigando impegno e responsabilità anche per favorire la conoscenza dei collezionisti e l’ubicazione delle opere.

L'autore è Presidente dell'Associazione e Archivio per Filippo De Pisis

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