Visite per connaisseur | Villa di Guido Cagnola

Inviti speciali in case museo di protagonisti anomali e originalissimi tra Otto e Novecento. La villa sul lago del grande collezionista di porcellane seguace di Berenson

Un interno del Museo di Villa Cagnola
Marco Riccòmini |  | Gazzada Schianno (Va)

C’entra un po’ stretta ma, tutto sommato, a buon diritto la casa Villa Perabò-Melzi-Cagnola, detta più semplicemente Villa Cagnola, che fu prima dei Perabò, poi dei Melzi d’Eril e, quindi dei borghesi Giuseppe, Carlo e, infine, Guido Cagnola (1861-1954). C’entra perché, sebbene Guido non fu artista, artista fu l’architetto (oggi diremmo «paesaggista») Luigi Clerichetti (1798-1876) che progettò l’ampio parco all’inglese che digrada dalla villa, fitto di alberi tropicali, manco fossimo nel Kerala anziché in vista del Lago di Varese.

E poi Guido Cagnola fu tra i fondatori della rivista «Rassegna d’arte», di cui tenne anche la direzione per lungo tempo. Oltre che una raccolta di tutto rispetto di opere di alta epoca (di fondi oro, tanto per capirci), tra cui spiccano capolavori del Rinascimento lombardo, come la celebre (per gli addetti ai lavori) «Madonna Cagnola», le vere ragioni della visita (che occorre prenotare) sono nella raccolta strepitosa di porcellane europee e asiatiche senza eguali in Italia.

Aiutato da nientepopodimeno che l’estro senza rivali di Bernard Berenson, Cagnola passò a setaccio il Paese a caccia di pezzi per la sua raccolta, riempiendosi nel frattempo le tasche (per così dire) di tazze di Cozzi e figurine di Meissen. Oggi l’aria che si respira è quella delle siepi in bosso che ornano il giardino all’italiana, che domina la valle. E, anche, quella un po’ fané e decadente di una villa lasciata intatta dal suo ultimo abitante, che si chiuse dietro di sé la porta per accedere (nei suoi sogni) a quella del Paradiso (visto che lasciò tutto in eredità alla Chiesa).

Villa di Guido Cagnola (1861-1954)
Via Cagnola 17/19, Gazzada Schianno (Va)

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