Viaggiare con gli esperti | L’Aquila ricostruita

Una città razionalista: dalla Fontana luminosa allo Stadio («purificato» dai simboli littori), dal Grand Hotel a banche, assicurazioni, organizzazioni fasciste, con Simonetta Ciranna alla scoperta di edifici e monumenti realizzati tra le due guerre

L’Aquila, Inps Foto Stefano Miliani
Stefano Miliani |  | L’Aquila

Città di fondazione medievale, modificata dai terremoti, ridisegnata dopo il devastante sisma del 1703, nel proprio centro storico L’Aquila conta numerosi edifici razionalisti frutto degli interventi urbani realizzati tra le due guerre mondiali.

Ci fa da guida Simonetta Ciranna, docente di Storia dell’architettura all’Università aquilana: «Le architetture si dispongono lungo l’asse nord-sud del “Corso”: si va dalla piazza con la “Fontana luminosa” al corso Vittorio Emanuele II per arrivare al corso Federico II fino ai giardini sul lato opposto. È un asse molto potente che ha acquisito questa rilevanza negli anni ’20-’30 capovolgendo l’assestamento precedente che vedeva prevalere l’asse storico da est, dal Comune alla chiesa di San Bernardino».
L’Aquila, stadio Foto Stefano Miliani
Partiamo dunque dalla zampillante «Fontana luminosa», del 1934, dove è frequente darsi appuntamento. «La fontana, la Casa del combattente e l’ufficio prospiciente costituiscono il polo a nord della città. Sormontata da due bellissimi nudi femminili dello scultore Nicola D’Antino, la fontana è dell’ingegnere locale Berardino Valentini».Qui danno su piazza Battaglione degli Alpini due edifici rosso mattone con fasce bianche dalla facciata tondeggiante: «La Casa del combattente sul lato ovest è del veneziano Achille Pintonello, l’edificio gemello è dell’ingegnere Vincenzo di Nanno e dell’architetto Mario Gioia. Con gli elementi curvilinei la coppia costituisce una sorta di porta di quello che è tradizionalmente chiamato il Corso stretto perché lì non furono realizzati portici».

Scendendo dalla fontana verso l’esterno per il viale del Gran Sasso che costeggia il parco del Castello si raggiunge lo Stadio. «Il polo sportivo, con i campi e le piscine, è uno dei primi episodi interessanti benché queste architetture siano state profondamente trasformate. Ma le architetture degli anni ’20 e ’30, come quelle contemporanee, a lungo non hanno goduto di attenzione in Italia». Con quale risultato? «Non erano protette da vincoli per cui spesso sono state trasformate. L’ingresso con biglietteria allo Stadio ha elementi architettonici che rimandano ai fasci littori, con quattro elementi verticali sopra una pensilina. Vennero tolte le lame, un chiaro rimando politico». Una direttrice visiva ideale da qui porta al polo sciistico del Gran Sasso. «A Campo Imperatore troviamo la funivia, la stazione sciistica e l’albergo», ricorda la storica dell’architettura. Costruito negli anni ’30 dall’ingegner Vittorio Bonadè Bottino, l’albergo rosso dove nel 1943 Mussolini fu liberato dai tedeschi versa oggi in cattive condizioni.
L’Aquila, Banca Italia Foto Stefano Miliani
Rientrando nel centro storico, il Corso conduce ai Quattro cantoni. «Sul lato est spicca l’Ina (1938), il palazzo delle assicurazioni dell’ingegnere Berardino Valentini: per la forte pendenza del suolo ha un portico sopraelevato che sottolinea l’incrocio con l’asse storico che porta verso San Bernardino». Lungo l’asse principale si giunge in Piazza Duomo. «All’angolo del Corso, la Banca d’Italia (1939-41) è dell’ingegner Pietro Scandellari. Questo tratto ha edifici rilevanti come l’attuale Inps. Lo realizzò un architetto molto attivo nel Ventennio, Cesare Bazzani: la sua architettura con l’angolo smussato è una sorta di torre comunale in travertino romano che così dichiara di essere l’ingresso alla città. Bazzani non costruì altro ma incise molto sulle scelte linguistiche.Il palazzo prospiciente segue il suo modello: è l’Istituto nazionale fascista per le assicurazioni, degli anni ’40, dalla facciata ricostruita dopo il sisma del 2009. Per questi interventi l’Aquila ha avuto professionisti locali. Per esempio la Banca d’Italia, in corso Federico II, mise un suo professionista per parare i colpi da interferenze locali che poi ci sono state». A ridosso di questo ingresso urbano «fu realizzato il “polo turistico”. Per costruire il Grand Hotel, un po’ arretrato, Valentini nel 1940 subentrò all’architetto Gino Franzi».

Siamo ai Giardini, frutto dell’Esposizione regionale del 1888, dove a settembre il premier Mario Draghi ha inaugurato il Parco della memoria per le vittime del terremoto del 2009. «A destra c’è la Casa della giovane italiana dell’Opera nazionale balilla di Achille Pintonello, anch’essa più volte modificata, prosegue Simonetta Ciranna. Sempre sul lato destro di fronte ai Giardini si trova la Chiesa del Cristo re dell’architetto Alberto Riccoboni, mentre il quartiere dei villini ha interventi che richiamano il discorso floreale, tipo liberty. Molte di quelle case sono state via via demolite». Ai Giardini c’è anche una sede dell’attuale Consiglio regionale («è del 1929-30, di un tecnico locale, Luigi Cardilli»), e in un palazzo razionalista alloggia il Gran Sasso Science Institute. «Nell’area c’è anche il complesso di particolare interesse dell’Incis, l’Istituto nazionale delle case degli impiegati statali, di fronte ai villini in asse verso la basilica di Collemaggio», continua.
L’Aquila, ex Casa della giovane italiana Foto Stefano Miliani
Fuori città, sulla collina di Monte Luco di Roio, «tra il 1934 e il 1937 l’architetto Ettore Rossi costruì per i figli di marinai morti in guerra una colonia montana molto interessante. La forma a “m” per qualcuno cita Mussolini, in realtà corrisponde più a esigenze di illuminazione e areazione. Poi divenne sede della facoltà di ingegneria, fu ampliata e raddoppiata negli anni ’80. È in attesa di restauro, e meriterebbe una maggiore considerazione». Simonetta Ciranna corona così il tour: «Il valore architettonico del Razionalismo aquilano va considerato complessivamente. Pur senza punte eccezionali, e nonostante le trasformazioni subite e lo stato di conservazione non sempre ottimale, la città ha opere di grande interesse, per qualità media e diffusione, tuttora riconoscibili».

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© Riproduzione riservata L’Aquila, piazza Battaglione degli Alpini, Casa del combattente Foto Stefano Miliani
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