Vendere capolavori per far cassa: discutibile e senza etica, dice Alfred Weidinger

Lo sconcerto del vicedirettore del Belvedere di Vienna e uno dei massimi esperti di Gustav Klimt alla notizia della possibile cessione di opere di Ca' Pesaro annunciata dal sindaco di Venezia

Da sinistra «Giuditta I» e «Giuditta II» di Gustav Klimt,  conservate rispettivamente al Belvedere di Vienna e a Ca' Pesaro a Venezia
Flavia Foradini |

Vienna. Alla notizia che il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, intende vendere fra l’altro il dipinto «Giuditta II» di Klimt, per sanare i conti in rosso della città, Alfred Weidinger, vicedirettore del Belvedere di Vienna e uno dei massimi esperti di Gustav Klimt, è sconcertato: «Mi sorprende innanzitutto che si vogliano vendere capolavori per far cassa. È una decisione assai discutibile, che contraddice l’etica. E se un’istituzione pubblica si mette a vendere le proprie opere, può diventare anche un pericoloso precedente: bisogna chiedersi chi sarà il prossimo. Magari la Gnam di Roma, che ha l’altro capolavoro di Klimt sul suolo italiano, "Le tre età della donna"?».

E cos’altro la sorprende?

Il fatto che si dica di voler vendere opere che non hanno a che fare con la storia di Venezia e si pensi che questo valga per «Giuditta II». Proprio per questo dipinto, semplicemente non è vero.
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