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Uno scandalo di falsi sconvolge il mercato francese

Vincent Noce

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Il castello di Versailles e tre delle maggiori gallerie parigine sono al centro di un’inchiesta sulla contraffazione di mobili d’alta epoca. Ed è soltanto l’inizio

Già molto indebolito dal cambiamento dei gusti del pubblico e dalla scomparsa di una generazione di brillanti antiquari, il mercato del mobile del XVIII secolo vive ormai sotto lo shock delle inchieste giudiziarie. Le indagini avviate da ormai quasi due anni dall’l’Office central de lutte contre le trafic des biens culturels sono culminate con l’arresto a Osny (Val d’Oise), ordinato dal giudice di Pontoise, di Bill Pallot, pilastro della Galerie Aaron. La notizia, diffusa dalla nostra testata francese «Le Journal des Arts», che rivelava alcune sue frammentarie confessioni, ha sconvolto il mondo dei mercanti e dei musei. In particolare ha confessato di avere fatto fabbricare, «per divertimento» dice, una coppia di sedie a imitazione di quelle di Maria Antonietta al Belvedere al Petit Trianon. Dopo essere stata proposta al castello di Versailles, la coppia è stata venduta dalla galleria Kraemer a un collezionista londinese. L’anno successivo la galleria ha riacquistato le due sedie e rimborsato il cliente. 

Anche lui incriminato, l’antiquario Laurent Kraemer afferma di «non aver mai sospettato» di queste contraffazioni. Amico intimo di Bill Pallot, l’esperto Guillaume Dillée, che ha più volte agito da intermediario tra lui e la galleria Kraemer, è rientrato da Melbourne in Australia, dove si era trasferito con la famiglia, per essere ascoltato. Anche lui è stato incriminato. Hervé Aaron dovrebbe a sua volta tornare da New York per le stesse ragioni. Mentre andavamo in stampa, la galleria Kraemer aveva deciso di non partecipare alla prossima Biennale des Antiquaires e la partecipazione della Galerie Aaron sembrava, guarda caso, compromessa dall’intransigenza del Syndicat national des antiquaires (Sna), da cui Laurent Kraemer ha preferito sospendersi. Questo scandalo capita al momento sbagliato, proprio quando lo Sna vorrebbe annualizzare la Biennale, accentuando la concorrenza con la fiera di Maastricht. Ma il suo presidente, Dominique Chevalier, si dice determinato a dare prova di fermezza, pur essendo obbligato a riconoscere la presunzione d’innocenza. Con la Compagnie nationale des experts, il suo sindacato si è costituito parte civile nel processo. Suo malgrado, il Governo (che non ha mai voluto mettere mano all’ambiguo statuto degli esperti mercanti) ha avviato un’ispezione su 2,7 milioni di euro di acquisti di mobili per Versailles, tra i quali si potrebbero nascondere dei falsi. Come fa notare l’ex presidente del castello, Jean-Jacques Aillagon, «se un errore c’è, è collettivo».

Le confessioni di Pallot hanno sorpreso i conservatori museali e i professionisti che lo stimavano, tanto più che aveva loro giurato solennemente di non essere implicato nella vicenda delle false sedie denunciata dalle voci, più o meno interessate, che circolavano da mesi. Minimizzando la sua partecipazione a qualche caso, ha riconosciuto come il mercato del mobile fosse infestato da una contraffazione su vasta scala, della quale ha scaricato la colpa sulle botteghe artigiane e su altri mercanti. Molte tra le sedie sospette recano così delle etichette curiosamente strappate. Le due sedie al centro dell’inchiesta recano un falso marchio del magazzino degli arredi della regina, che è stato manifestamente utilizzato anche su altri pezzi. Il cuore delle informazioni raccolte dall’Ocbc proviene così dagli artigiani impiegati nei laboratori di falegnameria, di fonderia e di doratura parigini. Anche un doratore è stato incriminato. L’ufficio aveva iniziato orientando le sue ricerche verso un altro grande antiquario locale, Jean Lupu. Dal giugno 2015, egli è stato arrestato due volte, nel quadro di un’inchiesta parallela avviata a Parigi. Non è stato tuttavia incriminato, in attesa di essere sentito dalla giudice. L’attenzione dell’Ocbc era stata attirata da una serie di conversioni miracolose di scrivanie o di armadi in stile, acquistati per niente e rivenduti come mobili preziosi dell’Ancien Régime dopo la «trasformazione». In base alle nostre informazioni, gli inquirenti hanno allora iniziato a ottenere informazioni da parte di artigiani, che hanno messo in evidenza il gusto a volte esagerato dei grandi antiquari nell’«arricchire» i loro mobili. Si ritiene che altri professionisti verranno coinvolti in questa catena che sembra non avere fine e che dovrebbe logicamente estendersi ai falsi di arti decorative del XX secolo, di cui Parigi da anni è diventata il fulcro.

Vincent Noce, 10 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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