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Ungheresi a Sassovivo

Stefano Miliani

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Rinvenuta una zona sepolcrale nell'abbazia benedettina di Sassovivo

Dalle sue mura possenti in mezzo al bosco, l’abbazia benedettina di Sassovivo guarda la vallata e a un passato che all’inizio del XII secolo la vedeva tanto potente da dipendere direttamente dal papa senza intermediari. Oggi il complesso attira anche archeologi e architetti perché ha molto da raccontare.

Tra maggio e giugno dell’anno scorso la Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio della Sapienza di Roma ha condotto, all’interno di un corso sugli scavi, una prima campagna che, racconta la presidente degli Amici dell’abbazia e archeologa Roberta Taddei, ha permesso di rinvenire una zona sepolcrale e, nell’area del sagrato, la facciata della chiesa originaria confermando che era molto più grande di quella attuale, rimaneggiata dopo un terremoto distruttivo del Settecento.

Della facciata più antica, dell’XI secolo, è venuta alla luce la fondazione insieme a un tratto dell’alzato, in calcare. «Non ci aspettavamo però di trovare un avancorpo assimilabile a un vestibolo o a un portico, dice sempre Roberta Taddei. I poderosi muri di fondazione, del XIII-XIV secolo, «danno la misura della potenza di Sassovivo che poteva permettersi strutture del genere e allora controllava il monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma, non lontano dal Laterano». Lo scavo verrà riaperto a giugno e luglio e si affiancherà la Pontificia Università Gregoriana. Oltre ai resti di una fornace «sono emerse tre sepolture in una muratura. Difficile datarle. Contengono ossa umane: verranno analizzate da antropologi del Museo di storia naturale di Budapest». Sul perché saranno esperti ungheresi e non italiani a occuparsi di quelle spoglie la Taddei risponde: «Ho contatti lì e pensavamo di allargare gli orizzonti con una collaborazione internazionale».

Sostiene le ricerche la Scuola di specializzazione della Sapienza, potrebbe dare una mano la Cassa di risparmio di Foligno, gli Amici dell’abbazia contribuiscono e confidano che la Pontificia Università finanzi la sua parte. La ricerca proseguirà fino al 2016 quando dovrà uscire un volume per Jaca Book sotto la guida di Giovanni Carbonara e Lia Barelli, entrambi docenti alla Sapienza, con i nuovi studi sull’intero complesso. Ma già a metà di questo mese esce il primo dei Quaderni di Sassovivo con l’esito degli scavi diretti dagli archeologi Maria Romana Picuti, di Foligno, e Raffaele Pugliese, dell’ateneo statale romano.

Stefano Miliani, 13 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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Ungheresi a Sassovivo | Stefano Miliani

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