Una lettera dall’Afghanistan... di una rifugiata in Iran

Prima dell’invasione dei Talebani Sadaf Danish aveva creato un gruppo artistico nella sua città natale, Kunduz, i cui membri hanno dipinto opere sui muri della città su temi legati alla pace e ai diritti umani

Sadaf Danish ha creato un gruppo artistico nella sua città natale, Kunduz, i cui membri hanno dipinto opere sui muri della città, molte delle quali su temi legati alla pace e ai diritti umani
Sadaf Danish, Gareth Harris |

Salve, sono Sadaf Danish, un’artista afghana. È passato un anno dalla distruzione dei miei sogni. Ho studiato duramente a Kunduz, nel nord dell’Afghanistan, per poter promuovere il ruolo delle donne nella società. Questa motivazione è iniziata a crescere in me quando avevo solo 14 anni; avevo un’amica chiamata Mahtab, il cui nome significa «Luna» in inglese. Era una ragazza che voleva studiare per dimostrarsi utile nella società, sebbene suo padre le diceva: «Sei una ragazza, non hai diritto all’istruzione, dovresti solo sposarti e riprodurti».

L’infanzia e i sogni di Mahtab sono diventati vittima di un matrimonio forzato. Dopo essersi sposata, Mahtab è rimasta incinta all’età di 15 anni. Il marito la torturava e infine l’ha uccisa. Sono rimasta scioccata e molto spaventata quando la mia amica è stata uccisa, ma suo marito non fu punito. Non dimenticherò mai quella crudeltà. Ho promesso a me stessa che avrei esaudito i desideri di Mahtab. A scuola ho sempre scritto poesie sulle donne. Fin dall’infanzia mi sono interessata all’arte e a scuola a volte dipingevo, ma nessuno era interessato alla pittura. Dopo aver terminato la scuola a Kunduz ho creato un gruppo artistico in provincia e ho reclutato un certo numero di artiste e artisti.

Il mio obiettivo era dipingere sui muri della città per difendere i diritti delle donne. Nel marzo 2021 abbiamo organizzato una grande mostra a Kunduz ed esposto 300 dipinti sui diritti delle donne, sulla pace e sulla guerra. Le nostre attività sono state riprese da autorevoli media in Afghanistan e sono apparse anche sui media internazionali.

A quel tempo Kunduz era circondata dai Talebani da quattro lati, ma ho continuato le attività con tutto il mio coraggio. Ero diventata esattamente ciò che Mahtab voleva: una persona utile alla società. Ero un’attivista per i diritti umani, un’attivista della società civile, a capo di un gruppo artistico e fui persino invitata a prestigiose trasmissioni televisive in Afghanistan, ricevendo più di 50 lettere di apprezzamento. Ero molto felice. Ma la mia felicità non è durata a lungo.

I Talebani hanno invaso Kunduz, che è bruciata in mezzo alle fiamme. Tutte le persone stavano scappando. La mia famiglia mi mandò in Iran per salvarmi la vita. Il 15 agosto 2021 i Talebani dipinsero Kabul di nero, come un quadro. Non ho potuto realizzare i desideri di Mehtab, ma voglio che il mondo ascolti i suoi desideri. Attualmente in Afghanistan nessuna ragazza ha il diritto di studiare e non so quale sarà il destino delle donne nel mio Paese, non so se potrò tornare nel mio Paese: ho il diritto di procedere nella vita o no?

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