Una biennale di «linguaggi contaminati»

«Interaction Napoli 2022» è la prima edizione di una rassegna biennale internazionale curata da Demetrio Paparoni e allestita nel chiostro rinascimentale di Santa Caterina a Formiello

Una veduta della Fondazione Made in Cloister. Foto di Francesco Squeglia
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

«Interaction Napoli 2022» (fino al 17 settembre) è la prima edizione di una rassegna biennale internazionale curata da Demetrio Paparoni e allestita nel chiostro rinascimentale di Santa Caterina a Formiello. 

Qui dal 2012 è attiva la Fondazione Made in Cloister, promotrice del progetto per «stimolare l’incontro tra artisti ed artigiani, la contaminazione di linguaggi artistici includendo la comunità locale», dichiara il vicepresidente Davide de Blasio.

La rassegna intende contrapporre il dialogo al conflitto, mettendo a valore le differenze nell’arte come nella vita. «Il titolo della mostra rimarca l’esigenza di coniugare il “fare” con il “costruire” insieme», afferma il curatore, sottolineando il confronto costruttivo tra le opere, alcune pensate proprio per gli spazi del chiostro, dei 28 artisti di generazioni e provenienze diverse, che utilizzano linguaggi differenti, ma che insieme conseguono «un’identità talmente marcata da non poter essere replicata in altri spazi».

Alcuni dei nomi coinvolti sono Laurie Anderson, Ljubodrag Andric, John Armleder, Paolo Bini, Maurizio Cattelan, Frederik De Wilde, Sergio Fermariello, Giovanni Frangi, Georg Oskar Giannakoudakis, Peter Halley, Gottfried Helnwein, Paolo Iacchetti, Ruprecht von Kaufmann, Liu Jianhua, Iva Lulashi, Jason Martin, Rafael Megall, Marco Neri, Mimmo Paladino, Nicola Samorì, Julian Schnabel, Vibeke Slyngstad, Natee Utarit, Joana Vasconcelos, Ronald Ventura, Nicola Verlato, Serena Vestrucci, Wang Guangyi.

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