Un visionario nell’isola di Borges
Chi è Adam Lowe, l’uomo per il quale copiare è una virtù
Una replica può, paradossalmente, restituire l’aura perduta dalle opere nei musei. E, dopo aver riprodotto il Veronese e Raffaello e dato vita ai sogni di Piranesi, Adam Lowe si prepara a mappare 1:1 edifici e giardini di San Giorgio a Venezia
La prima cosa che incontra un visitatore oggi alla mostra di Raffaello nelle Scuderie del Quirinale (in corso fino al 30 agosto) è la tomba dell’artista nel Pantheon. Più avanti, vede uno dei sette arazzi vaticani degli «Atti degli Apostoli» insieme al suo cartone, la prima occasione per confrontarli da quando gli arazzi lasciarono la bottega di Pieter Van Aelst nel XVI secolo. Né la tomba né il cartone potrebbero essere esposti in mostra se non fossero repliche straordinariamente perfette.
«Sono ossessionato dall’altissima risoluzione digitale, sia per il suo valore documentario, sia perché consente di realizzare riproduzioni tridimensionali molto, molto precise, accurate nelle loro superfici a un micron», dice Adam Lowe, fondatore di Factum Arte, che le ha prodotte. Il suo partner, Manuel Franquelo, ha inventato lo scanner a laser Lucida utilizzato per la realizzazione delle repliche ora esposte a Roma. Questo strumento è in grado di registrare ogni filo e tratto di pittura di un dipinto su tela in modo da poter realizzare un’identica trama superficiale con la stampa 3D e una combinazione di mezzi tradizionali e tecnologicamente avanzati.
Stampando sul supporto così ottenuto una fotografia ad altissima risoluzione dell’immagine con un’attenta corrispondenza dei colori, Factum è stato capace di produrre, ad esempio, una replica di un dipinto del XVI secolo, una tomba egizia con decorazioni a rilievo dipinte e una grotta amazzonica con petroglifi, tutti praticamente identici agli originali. Dal 2008 il cinquantanovenne Lowe, un inglese energico e creativo, ha realizzato più progetti di chiunque altro sfrutti il potenziale del digitale nel mondo dell’arte e dei beni culturali. Factum colma il deplorevole divario moderno tra arte e scienza: documenta, fornisce dati per i conservatori, ricrea opere e offre esperienze prima non immaginabili.
Dal 2007, ad esempio, è possibile vedere le grandi «Nozze di Cana» del Veronese nel refettorio di San Giorgio a Venezia, illuminato dalle stesse finestre che lo illuminavano nel XVI secolo, mentre l’originale al Louvre è esposto sotto luce elettrica e nella stessa sala della Gioconda con una folla di turisti. Quale fra le due è la migliore esperienza estetica? Quale ha la famosa «aura» analizzata da Walter Benjamin nel suo celebre saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica? Entrambe, direbbe Lowe, perché crede che l’aura possa, nel tempo, essere proiettata su un’opera.
In un webinar di alto livello organizzato da Factum Arte in aprile, che finora ha avuto 19mila visualizzazioni su YouTube, Mark Jones, ex direttore del Victoria & Albert Museum, ha ricordato che per molti secoli le copie sono state molto apprezzate. Il duca di Bedford progettò la sua casa di Londra intorno a copie settecentesche dei cartoni di Raffaello. I cinesi continuano a stimare le repliche, ma in Occidente gli impressionisti hanno reciso il legame con il passato e hanno posto invece l’accento sulla percezione immediata e propria dell’artista. Da allora, le copie sono state disprezzate; ma grazie alla tecnologia digitale stanno rinascendo e, rispetto al passato, con una gamma più ampia di utilizzi.
Lowe è stato un artista praticante, formatosi alla Ruskin School of Art e al Royal College of Art. Lavorando nella Calcografía Nacional di Madrid e collaborando con Franquelo, decise di approfondire la sua conoscenza in ambito digitale. Ora ha uno studio di 50 collaboratori altamente qualificati a Madrid: «Voglio che sia come un parco giochi, con persone brillanti e fortemente motivate che cercano soluzioni», dice. Factum Arte realizza le idee di artisti come Marina Abramovic, Anish Kapoor e Jenny Holzer oppure facsimili come quelli prima citati, mentre la Factum Foundation for Digital Technology in Conservation è un’organizzazione non profit finanziata dai profitti di Factum Arte, da donazioni e sponsorizzazioni.
La fondazione, in particolare, è specializzata nelle realizzazioni più complesse e sperimentali. Rientra in questa categoria la scansione di tutti e sette i cartoni di Raffaello, che, conservati al Victoria and Albert Museum di Londra, sono solitamente difficili da apprezzare in originale perché esposti in alto sulle pareti e protetti da vetri di rilevante spessore. Lowe sogna di vedere riuniti a Roma tutti gli arazzi con i facsimili dei cartoni in una sorta di gran finale dell’anno di Raffaello.
Un collezionista britannico ha ingaggiato una squadra di Factum perché si recasse sull’Isola di Pasqua per scansionare oggetti nel museo, mentre la sacra grotta con petroglifi dei Wauja nel Mato Grosso, che è minacciata dalla devastazione dell’Amazzonia sancita dal presidente Bolsonaro, è stata scansionata nel 2018 e ne è stata eseguita una replica, pagata dalla Fondazione Factum. Per il Museo della Storia di Bologna Factum Arte ha realizzato un facsimile della mappa di Bologna affrescata in Vaticano. Successivamente è stata scansionata anche la facciata della Basilica di San Petronio, con le sue tre porte di Jacopo della Quercia, con l’obiettivo di facilitare il futuro monitoraggio del suo stato di conservazione, un progetto impegnativo che ha richiesto una squadra di dieci persone per otto mesi.
Lowe sottolinea che gli interventi di Factum non sono invasivi: «Con i nostri metodi non tocchiamo mai un’opera. Non facciamo restauri, ma forniamo dati che aiutano i conservatori e che consentirebbero la ricostruzione digitale, se necessario. E tutti i dati appartengono sempre ai custodi dell’opera». Fu mentre lavoravano a San Petronio che il parroco, don Oreste Leonardi, disse a Lowe che sognava di riavere il Polittico Griffoni, ed è qui che entrarono in gioco le connessioni internazionali e le abilità tecniche di Factum.
I 16 pannelli sopravvissuti di questo capolavoro del Rinascimento bolognese sono sparsi tra vari musei. Tre appartengono alla Fondazione Cini, con cui Lowe ha ottimi rapporti e quindi non ha incontrato difficoltà per replicarli. Poi si è rivolto al direttore della National Gallery di Londra, un altro amico, per il pannello centrale e ora tutti coesistono in facsimile e sono in mostra fino al 10 gennaio 2021 in Palazzo Fava, insieme ai pannelli originali, riuniti per la prima volta dal Settecento. In coincidenza con la mostra a Palazzo Fava, Factum Foundation e Silvana Editoriale hanno pubblicato The Aura in the Age of Digital Materiality: Rethinking Preservation in the Shadow of a Uncertain Future, con studi su molti dei progetti intrapresi da Factum).
Con la Fondazione Cini e l’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (Epfl), Factum ha costituito ARCHIVe - Analisi e Archiviazione del Patrimonio Culturale di Venezia (che ha sede sull’isola), sostenuto dalla Helen Hamlyn Trust, che ha già scannerizzato un milione di fotografie con annotazioni dell’arte e architettura del Veneto negli archivi della Cini.
Per fare questo, hanno inventato un altro dispositivo rivoluzionario, lo scanner Replica 360, in grado di scansionare in simultanea e rapidamente entrambi i lati di un documento. Adesso Factum sta per intraprendere il suo progetto più ambizioso di sempre. Insieme all’Epfl scansionerà nei minimi dettagli l’intera Isola di San Giorgio: i suoi edifici, i suoi terreni, le fondamenta, gli imbarcaderi.
È uno schema degno della mappa immaginaria di cui narra Jorge Luis Borges, grande quanto il territorio stesso che vi era riprodotto. Sarà l’alter ego digitale di questa parte della «città incantata del cuore», come definì Venezia Lord Byron, la cui sopravvivenza nella vita reale non è affatto garantita. Adam Lowe, a conti fatti, non è altro che un geniale visionario.