Un uomo libero è più bello del marmo

«Piove a Idomeni», scrive il filosofo e storico dell’arte francese Georges Didi-Huberman nelle righe elaborate lo scorso marzo per introdurre il catalogo di «Soulèvement», la mostra da lui curata che si inaugura il 18 ottobre al Jeu de Paume di Parigi e che resterà aperta fino al 15 gennaio

Anna Costantini |  | Parigi

«Delle persone vogliono fuggire, trovare rifugio e non possono farlo», continua lo studioso. La nostra memoria sempre più breve, occupata dagli eventi sempre più enormi che si susseguono, ritorna ai giorni in cui in Grecia, a Idomeni, nel campo profughi del villaggio ai confini con la Repubblica di Macedonia che ha bloccato la frontiera meridionale, i rifugiati scappati dalla guerra civile in Siria e da tanti altri paesi del Medio Oriente hanno ormai raggiunto un numero dieci volte superiore la capienza massima della struttura che li ospita.

«Sfortunatamente, non è la presenza di Ai Weiwei a Idomeni con il suo pianoforte bianco e la sua squadra di fotografi specializzati che aiuterà qualcuno o cambierà qualcosa, precisa Didi-Huberman. Vedo questo pianoforte bianco, surreale, in mezzo al “terrain vague” del campo, come un simbolo che deride la nostra linda coscienza artistica: bianco come i muri
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