Un nuovo Giovanni Bellini sull’isola di Pag?
Beatrice Tanzi, ricercatrice presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha sottoposto all'autorità scientifica una sua intuizione su un dipinto già attribuito a Bartolomeo Vivarini

Durante un viaggio di studio sull’isola di Pag, in Croazia, Beatrice Tanzi (dottoranda presso l’Università Ca’ Foscari a Venezia) si è imbattuta in un’opera attribuita a Bartolomeo Vivarini conservata nel Museo del convento delle Benedettine. Dopo averla vista per la prima volta ha pensato che potesse essere un’opera giovanile di Giovanni Bellini. Il «clic» deve essere scattato dopo averne percepita la qualità, nonostante lo stato di conservazione, e dopo aver scartato i nomi di altri potenziali autori.
In questi casi basta un dettaglio a confermare che era sulla strada giusta: la testa del Bambino, un brano di paesaggio, l’andamento di un panneggio. Vedremo se la comunità scientifica accoglierà questa proposta, che ha tutta l’aria di essere giusta. Ci vorrà del tempo, meglio se colmato da un necessario restauro, prima di vedere la «Madonna con il Bambino» nuovamente riprodotta e discussa su una rivista accademica.
Confidiamo nell’oggettività di giudizio a cui faceva appello Roberto Longhi (Un chiaroscuro e un disegno di Giovanni Bellini, in «Vita Artistica», n. 7, 1927): «Sono fermissimo nella credenza che se ad ogni proposta di nuove, come le si chiamano, attribuzioni (proposte che son quasi sempre identiche alla cancellazione di altre più antiche e che sono identiche sempre a uno spostamento, a una verifica di valori, più o meno essenziali, ma in ogni caso reali, d’arte e dunque di storia); se in tale frangente, dico, tutti gli adepti di questa disciplina, ancora oggi così cripticamente confessionale, riescissero ad astringersi a quella sola opposizione che, a un preventivo esame di coscienza, risultasse assolutamente schietta dalle impurità del “fatto personale” (ed è grave il dire che non vi riescono se non pochissimi), il cammino della Storia dell’Arte diverrebbe in breve più spedito e cotidiano di quel che oggi non sia o prometta di essere)».