UN NUOVO CAPODIMONTE | Un museo che ha bisogno di presentazioni

La maggiore pinacoteca dell’Italia meridionale espone in un nuovo allestimento il proprio racconto di un secolo e oltre di pittura | 1

Stefano Causa |  | Napoli

Da qualunque parte lo si affronti Capodimonte è uno dei musei più belli del mondo. Benché ogni classifica sia sanamente faziosa, la quantità e la varietà di capolavori che contiene, dal Trecento al secolo scorso, candidano la pinacoteca napoletana ai primi posti in Italia, insieme agli Uffizi, Brera o alla Borghese, ma già sentiamo che Bologna, Urbino, Venezia o Perugia bussano alla porta con il loro arsenale).

Le nostre truppe d’assalto annoverano Masaccio e Masolino, Rosso Fiorentino e Michelangelo, Bellini e Simone Martini, Caravaggio, Lotto e Correggio, Parmigianino e Curia, Tiziano Greco e Giulio Romano, Annibale Carracci Schedoni e Sebastiano del Piombo, Ribera, Vouet e Lanfranco, la cassetta Farnese, Tagliolini, Morelli e Cammarano, Warhol, il cretto di Burri e le installazioni di Kounellis, armature e porcellane, presepi e oggetti… Riprendiamo fiato. Il catalogo è questo; solo per cominciare.

A mettere insieme eredità Farnese e collezioni borboniche, come diceva una pubblicità televisiva, si vince facile. Senza contare i nuclei coerenti che rendono la collina di Napoli indirizzo inevitabile per chi intenda capire che cosa intendiamo quando parliamo di Tiziano cinquantenne al servizio dei Farnese, di nature morte seicentesche, di arte a Napoli dal Tre al Settecento, che cosa avesse in mente il fiammingo Brueghel quando decise di illustrare la parabole dei ciechi o, ancora, che cosa implichi lo statuto del ritratto nei secoli che hanno preceduto l’invenzione del selfie (Capodimonte è anche un museo di ritratti, forse il più bello). Questo per quanto riguarda il contenuto.

Poi c’è il cofanetto dei preziosi: che non è solo la reggia settecentesca con i suoi appartamenti storici, tirata su negli anni in cui nasceva il Palazzo Reale di Caserta. Ma sorge in uno dei parchi più vasti che ci siano in Europa e per merito di Sylvain Bellenger, direttore francese di Capodimonte al suo secondo mandato, uno dei meglio tenuti.

Concludere, tuttavia, che Capodimonte non ha bisogno di presentazioni per una volta è sbagliato. Ne ha bisogno eccome! Ammesso che i musei siano uno dei primi biglietti da visita della città; è più che mai urgente che i napoletani ricontrattino il rapporto con la loro maggior pinacoteca, che inaugurata nel 1957, oggi appena sessantacinquenne, è come un bambino che solo ora cominci a gattonare.

Ideato da Sylvain Bellenger e curato da chi scrive con Patrizia Piscitello, il progetto «Oltre Caravaggio», che rimarrà aperto il 2022 e tutto il ’23, non è solo, come vedremo nelle prossime puntate, il museo che si mette in mostra (per la parte delle trenta sale sei e settecentesche del secondo piano); ma è anche, e dovremmo dire soprattutto, il tentativo di rilanciare il ruolo e il valore dei musei, e di questo in particolare, nel quadro della nostra cultura.

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© Riproduzione riservata Museo di Capodimonte Foto di Giovanna Garraffa © Museo di Capodimonte Museo di Capodimonte Foto di Giovanna Garraffa © Museo di Capodimonte Museo di Capodimonte Foto di Giovanna Garraffa © Museo di Capodimonte La Fagianeria del Museo di Capodimonte Foto di Giovanna Garraffa © Museo di Capodimonte Museo di Capodimonte Foto di Giovanna Garraffa © Museo di Capodimonte Museo di Capodimonte Foto di Giovanna Garraffa © Museo di Capodimonte
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