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Silvano Manganaro
Leggi i suoi articoliDavid Maljkovic (Fiume, Croazia, 1973) torna alla galleria T293 con una personale dal titolo «All Day All Year», allestita sino al 16 luglio
Con la mostra da Massimo Minini di Brescia dello scorso anno e il passaggio in alcune delle istituzioni più importanti a livello planetario (tra cui la Biennale di Venezia), il giovane artista croato si presenta come uno dei più promettenti esponenti della sua generazione.
Per la galleria romana Maljkovic ha pensato una vera e propria «ricombinazione» di lavori precedenti incentrati sul tema dello studio, inteso come spazio sia di creazione sia di esposizione. Le opere prendono così una nuova forma, mettendo in luce la natura artefatta dello studio attraverso una frammentarietà intesa come rottura del quotidiano: ne è un chiaro esempio la scrivania con cubi bianchi utilizzata nella mostra «A Retrospective by Appointment» tenuta lo scorso anno a Zagabria e riproposta nello spazio trasteverino.
Sono però forse i due lavori bidimensionali presenti in mostra ad avere il ruolo più significativo, fondamentalmente come testimoni dello spazio: una stampa su tela dipinta con colori a olio dall’artista (come a sottolineare la presenza e l’enfatizzazione dell’autore stesso) e una stampa su cartoline d’archivio in cui lo stesso processo di destrutturazione dello spazio dello studio si trasforma in una nuova realtà, presentata nel personalissimo linguaggio di Maljkovic.
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