Un giardino di parole, un Arsenale di opere

«St. Laurence Catholic Church, Chicago» (2014) di Theaster Gates con Black Monks of Mississippi
Ben Luke |

A marzo, presentando i suoi progetti per la 56ma Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, il curatore nigeriano Okwui Enwezor (1963) ha esordito citando l’interpretazione data da Walter Benjamin a un dipinto di Paul Klee, «Angelus Novus» del 1920. Il filosofo tedesco, che scriveva nel 1940 mentre cercava di sfuggire alla Gestapo, individuava nell’immagine di Klee l’angelo della storia, intento a contemplare il passato come «una sola catastrofe che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi», e tuttavia spinta nel futuro dalla «tempesta che chiamiamo progresso». Oggi, Enwezor dichiara di vedere «un paesaggio globale ancora una volta frantumato e nel caos», e di conseguenza «All The World’s Futures», la mostra centrale allestita ai Giardini di Castello e all’Arsenale, fa di questa Biennale di Venezia la più orientata verso la politica da molti anni a questa
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© Riproduzione riservata «The New World Climax» (2000-14) di Barthélémy Toguo. Courtesy Stevenson, Cape Town and Johannesburg. Photo Mario Todeschini Okwui Enwezor, direttore  del settore Arti Visive - la Biennale di Venezia e curatore  della 56ma Esposizione Internazionale d’Arte «All The World’s Futures», con Paolo Baratta, presidente della Biennale  di Venezia Emily Kame Kngwarreye dipinge «Earth’s Creation» (1994). Courtesy Dacou Gallery «Justice» (1992) di Marlene Dumas. Courtesy Zeno X Gallery, Antwerp. Photo Felix Tirry «Vienna» (2012) di Ricardo Brey. Courtesy the Artist; Galerie Nathalie Obadia, Paris/Brussels. Photo Isabel Brey, Ghent
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