Un’era di nuovi musei: spettacolari e impegnati
Dal Golfo al Baltico, tra idealismi e revanscismi: i più à la page si dichiarano politicamente corretti
È la stagione dei grandi musei. Colossali, spettacolari, firmati. E densi di contenuti, attenti al territorio, alla società, alle minoranze. Inclusivi e impegnati, in un’epoca di incomprensioni e segregazioni.
L’evento dell’anno è stata l’inaugurazione a Washington, il 24 settembre, del National Museum of African American History and Culture (Nmaahc), l’ultima gemma, lungo la Constitution Avenue della capitale federale, del sistema (privato) della Smithsonian Institution. In un tripudio di folla e di media da tutto il mondo, l’attesissimo museo dedicato agli «americani di colore» è stato inaugurato da Barack Obama. Il primo presidente nero, agli atti finali del suo mandato, ha tagliato il nastro facendo risuonare una campana prestata dalla prima chiesa battista americana, in Virginia, fondata da schiavi e liberi cittadini, tutti «afroamericani», nel 1776. Anche l’archistar chiamata
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