Un elefante nell’atelier
La raffigurazione della realtà attraverso il disegno e la pittura è un atto di conoscenza. Lo ribadì lo storico dell’arte Henri Focillon, ma ne avevano perfetta coscienza anche gli artisti antichi: come si spiegherebbe altrimenti l’apparizione del «Leprotto» ritratto in studio (lo comprova la finestra riflessa nell’occhio guardingo dell’animale) da Albrecht Dürer? È in questa direzione che va interpretata l’opera di Marzio Tamer (1963) portando l’analisi alla confluenza tra arte e scienza, come fa Lorenza Salamon, da sempre gallerista del pittore di origine veneta ma milanese d’adozione, presentandone un’antologica che si svolge dal 5 ottobre al 7 gennaio al Museo di Storia Naturale di Milano.
La sede è coerente con l’iconografia prediletta da Tamer, affermatosi come analitico (e neodivisionista, spiega la Salamon) «animalier», capace di compiere il passo dalla pura illustrazione
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